IL TESTIMONIAL IBRA AL RISTORANTE IN ZONA ROSSA

di TONY DAMASCELLI – “Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto”.

Sarebbe il vangelo di Luca, ma stavolta è l’ordine di Ibra. E’ lui il Vostro Signore, è Lui l’uomo venuto giù dai suoi centimetri, è Lui a farsi aprire senza nemmeno bussare, come documenta il sito “fanpage.it”: le porte di un ristorante si spalancano all’arrivo dell’Unto di olio canforato, l’ombra si fa corpo e il corpo si fa Zlatan, porta sulla pelle le stimmate del tackle, geroglifici di chi ha sofferto le pene dell’inferno e ora esige il ristoro, non quello di Draghi, ma comunque ugualmente profano, la tavolata negata ad altri, fedeli e non fedeli, bloccati in zona rossa. Ibra non spezza il pane, nel calice non versa il vin santo, ma comunque versa il vino.

A Zlatan Ibrahimovic riesce ciò che all’uomo è negato, andare al ristorante in piena zona rossa, contro ogni regola, lui che era anche testimonial anti-Covid della Regione Lombardia e raccomandava a tutti di fare le persone serie, al grido “Tu non sei Zlatan, non sfidare il virus. Usa la testa e rispetta le regole: distanziamento e mascherine”. Appunto, come lui.

In mezzo ai suoi amici, come Mosè separa le acque, da una parte gassata, dall’altra naturale, il vino per tutti, avanza nel silenzio, i servitori si inchinano, questa non è l’ultima cena, non ci sono apostoli che erano dodici, dunque con un sostituto rispetto alla formazione titolare.

Leonardo avrebbe potuto dipingere anche questo convivio tra pochi intimi, sempre nel sito di Milano, ma stavolta era disponibile solo una fotografia. Resta il mistero, resta il profumo del santo, resta magari pure la mancia. Il resto è una farsa. Nel nome di Zlatan.

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