Ostregheta, Lollo. Ma dormire mai? Non c’è attimo fuggente che il ministro lasci l’agricoltura e si esibisca nella qualunque. L’ultima sulla riduzione dell’Iva, oggi al 22%, per le ostriche pone un immediato quesito: e le cozze pelose? Care pure quelle! E i taratuffi o tartufi di mare e i ricci?
Proteggiamo le minoranze, tuteliamo l’orzata e la cedrata, compriamo la sanguinella e più ostriche per tutti. La proposta non sarebbe nemmeno malvagia e va in linea con le chiacchiere di Massari o la crazy pizza di Briatore o la margherita di Cracco, tutta roba che solletica il naso e i polpastrelli di chi la butta sulla moralità ormai finita a prostitute.
Ma dico io, non uno che alzi un dito contro i prezzi di una borsa, abito, scarpa, sciarpa della cosiddetta alta moda, là dove gli stilisti vengono definiti maestri e appaiono, a fine sfilata, sbirciando il popolo ricco che li adora, oh come li adora.
Invece niente, costoro se la cavano sempre, garantiscono pubblicità a giornali e tivvù, dunque meglio la coccola della caccola.
Riassunto, le ostriche hanno il loro valore, se poi con perla non posso immaginare, ma è il tempo sbagliato dell’annuncio, in contemporanea con l’arresto della coppia Nobile-Lacerenza, che ha fatto scorte industriali del prezioso mollusco oltre a vari contorni.
Anche fuori registro l’idea del fratello d’Italia, Balboni Alberto che, per venire incontro ai guai degli acquacultori soffocati e affogati dall’invasione del granchio blu che si è mangiato quasi tutto il cucuzzaro, ha offerto frutti di mare ai senatori pronti a comprendere l’emergenza.
Personalmente non ho mai mangiato un’ostrica che fosse una, ma osservo sempre il piacere libidinoso di chi se ne fa a dozzine come le rose rosse che però non hanno l’anisakis. A breve entreranno in scena colomba pasquale e abbacchio, si prevedono prezzi alle stelle, caro Lollobrigida provveda alla bisogna, sono sicuro che non tradirà le attese.