di CRISTIANO GATTI – Nella bufera carica di odio e risentimenti che sta imperversando sulla Fase 2, abbiamo tutti notato che particolare sorpresa ha suscitato la durissima presa di posizione della Cei, la Conferenza dei vescovi italiani.
Rompendo modi, stili, linguaggi felpati e allusivi che affondano le radici nei secoli, in questo caso i capi delle chiese locali hanno investito il governo con parole di fuoco per non aver concesso il via libera alle messe, ai matrimoni, ai battesimi. Una grave violazione alla libertà di culto, hanno scritto nero su bianco. Niente meno. Per le loro abitudini, una reazione a dir poco virulenta (senza stupide allusioni al Covid).
Poche ore e c’è subito una pronta risposta. Non di Conte, non del comitato scientifico che lo consiglia, non della Protezione civile. Non cioè degli incapaci in malafede che hanno soffocato la libertà di culto.
Però parole chiare, semplici, ferme, dunque forti e assordanti come tutte le parole chiare, semplici, ferme: “In questa fase servono prudenza e obbedienza alle indicazioni che ci vengono date. Il virus è ancora in giro, non possiamo permettere che ci assalga di nuovo”.
Praticamente, senza girarci tanto attorno, è uno schiaffo ai Vescovi. A pronunciarle, non un Di Maio qualunque. Sono del Papa. Non so se per i Vescovi contino ancora qualcosa. Vedano un po’ loro.
Ha preso la questione seriamente. Si vede in tutte le sue apparizioni. Sobrie e piene di angoscia profonda, prive di qualsiasi artificioso tentativo di inghiottire santamente questo rospo così incontrollabile che si mette a fare una guerra scorretta contro quell’umanità che vede già così indifesa e preda di debolezze ormai radicate. Sono contenta per i Vescovi, coglieranno questa bella occasione per scendere dal loro piedistallo? Fossi in loro coglierei l’attimo, se lo dice il Papa possono pure ragionare.