IL RUGGITO DELLE FARFALLE

Non esistono solo le farfalle della ginnastica italiana, quelle (plurimedagliate) che a novembre avevano denunciato di essere costrette a valicare ogni giorno il confine tra rigore e violenza, subendo abusi psicologici di ogni genere: ore e ore a ripetere lo stesso accordo per trovare il suono giusto, alla sbarra per stendere le ginocchia, a memorizzare la battuta sul copione in cerca della giusta emozione. E poi digiuni forzati, pressioni assillanti sul peso da mantenere, offese di ogni tipo.

Scopriamo che in Francia sbattono le ali anche le farfalle del calcio. A pochi mesi dal Mondiale femminile in Australia e Nuova Zelanda, dal 20 luglio al 20 agosto prossimo, la stella d’oltralpe Wendie Renard (nella foto) lascia la sua Nazionale con cui il difensore (difenditrice?) ha collezionato ben 142 presenze in carriera. Le accuse della ragazza nei confronti del C.T. Corinne Diacre sono pesantissime: si parla di metodi militari negli allenamenti, nei raduni e nei ritiri, nonché di esclusioni incomprensibili e contestate da tutto lo spogliatoio, come quello della capitana Amandine Henry o dell’attaccante Eugenie Le Sommer, una delle più forti al mondo nel suo ruolo. Le parole della Renard sono al tritolo: “Non posso legittimare questo sistema, molto lontano da ciò che è richiesto dallo sport ad alto livello. In queste condizioni non posso più giocare in Nazionale, ne va della mia salute mentale”.

Fa proseliti Wendie, infatti viene immediatamente imitata dalle compagne Katoto e Diani che salutano la rappresentativa dei galletti (perdonate, ma “delle galline” o peggio “delle gallette” pare molto fuori luogo anche in epoca di politicamente corretto…).

La risoluzione del problema farà traboccare il vaso, essendo la fatidica goccia in mano al presidente della Federazione francese, Noel La Graet: peccato, infatti, che proprio questo gentiluomo sia considerato il primo responsabile dello sfacelo, a partire dal Mondiale perduto dai maschietti a dicembre contro l’Argentina.

Già. Il signor La Graet è accusato di molestie sessuali, comportamenti inappropriati e su di lui ha puntato l’indice anche il gallo cedrone Benzema: i medici della Nazionale, infatti, secondo il centravanti del Real Madrid sarebbero stati i primi responsabili della sua mancata guarigione (anche il portiere del Milan, Mike Maignan, si è velatamente accodato) in tempo per Qatar 2022. Così il prossimo consiglio federale, indetto questo settimana per affrontare le molte spinose questioni sul tavolo, sarà accompagnato dai nuvoloni del Governo politico che senza mezzi termini ha intenzione di spodestare La Graet, scatenando un temporale purificatorio.

Un bel pasticcio, senza nessuna consolazione nel constatare come purtroppo tutto il mondo (anche quello dello sport) sia paese. Il fanatismo di certi allenatori e certe allenatrici, l’incompetenza di alcuni tecnici e dirigenti, non provoca solo disastri per quello che riguarda i risultati, ma anche sull’equilibrio psicologico degli atleti e delle atlete.

Leggendo e rileggendo queste storie, però, qualche domanda mi tormenta, restando senza risposta: perché tardare così tanto nel denunciare i soprusi? Cosa fanno (se lo fanno) gli organi preposti ai controlli? Cosa raccolgono sui loro taccuini o smartphone i nostri colleghi giornalisti che si occupano di queste realtà? Dove finisce la commistione e quando incomincia la paura, che prima coltiva l’omertà e infine, fortunatamente, sfocia negli sfoghi e in gesti clamorosi?

Tutti un po’ troppo distratti, pare. Fortunatamente alla fine sbuca dal letame il germoglio del coraggio.

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