IL ROBINSON CRUSOE D’OGGI CHE SI E’ FATTO IL PARADISO ALLE SEYCHELLES

Navigando e leggendo, ho trovato su LinkedIn questa storia postata da Stefano Volpe, un formatore per la comunicazione personale che inonda il suo profilo di storie e biografie in pillole una più bella e interessante dell’altra.

Come quella dell’inglese Brandom Grimshaw, che per 13.000 dollari ha comprato una piccola isola disabitata nelle Seychelles e si è trasferito lì per sempre. Quando Grimshaw aveva meno di quarant’anni, lasciò il suo lavoro come direttore di giornale e iniziò una nuova vita. Nessun essere umano aveva messo piede sull’isola per 50 anni. Come si addice a un vero Robinson Crusoé, Brandon si trovò un compagno tra i nativi. Il nome del venerdì era René Lafortin. Insieme a René, Brandon ha iniziato ad attrezzare la sua nuova casa. Mentre René veniva sull’isola solo occasionalmente, Brandon visse per decenni, senza mai andarsene. Da solo.

In 39 anni, Grimshaw e Lafortin hanno piantato 16.000 alberi con le proprie mani e costruito quasi 5 chilometri di sentieri. Nel 2007, Rene Lafortin morì e Brandon fu lasciato tutto solo sull’isola.
Aveva 81 anni. Ha attratto 2000 nuove specie di uccelli sull’isola e ha introdotto più di cento tartarughe giganti, che nel resto del mondo (comprese le Seychelles) erano già sull’orlo dell’estinzione. Grazie agli sforzi di Grimshaw, l’isola un tempo deserta ospita ora due terzi della fauna delle Seychelles. Un pezzo di terra abbandonato si è trasformato in un vero paradiso.

Qualche anno fa, il principe dell’Arabia Saudita offrì a Brandon Grimshaw 50 milioni di dollari per l’isola, ma Robinson rifiutò: “Non voglio che l’isola diventi il luogo di vacanza preferito per i ricchi. Meglio che sia un parco nazionale che tutti possano godere”.

E nel 2008 ha ottenuto infatti che l’isola fosse dichiarata parco nazionale.

Ha commentato il post, tra gli altri, un business&technolgy advisor: “Nel 2010 ho avuto il privilegio di conoscere di persona Sir Brandon e visitare la sua Moyenne Island. Quel pezzetto di terra che si visita in meno di un’ora e che lui definisce il suo ‘granello di sabbia’ è stata l’occasione per uno degli incontri che porterò nel mio cuore”.

Quel granello di sabbia è “A grain of sand”, un documentario che vi invito a guardare su YouTube. I social non sono solo una discarica, e anche se fosse, mi piace viverci in mezzo come un clochard alla ricerca di un tozzo di pane. Ne trovo uno quasi ogni giorno, e tiro avanti.

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