Gli scagnozzi di Messina Denaro tornano liberi e noi ci sentiamo bene. Il carcere deve rieducare, far comprendere dove, come e perché uno ha sbagliato e se gli scagnozzi di Messina Denaro tornano liberi noi dovremmo assumere come fatto acclarato che la banda bassotti si è pentita e da ora in avanti farà meglio, se non proprio rendere migliore il Paese.
Penalisti, tribunalisti, legalisti ci diranno che questi sono i termini delle norme, ma noi profani vorremmo un po’ ribellarci. Penalisti e legalisti ne abbiamo letti, a commentare anche “@ltroPensiero” e a crederci così ingenui da non sapere che le norme sono queste. Siamo ingenui, questo è certo, ma non così ingenui da immaginare che gli scagnozzi di Messina Denaro tornino in libertà per fare volontariato tra anziani e disabili, che tornino in libertà per fare i bibliotecari o mettersi nell’angolo del parco con i volantini che annunciano la buona novella.
Cito, da “TGcom24”: “Alcuni fedelissimi di Matteo Messina Denaro stanno per tornare liberi, in seguito a pene ridotte in appello e a una pioggia di scarcerazioni per scadenza dei termini di custodia cautelare. Lo ha deciso la Corte d’appello di Palermo che, su indicazione della Cassazione e per il venir meno della circostanza aggravante del reimpiego economico dei proventi dell’attività mafiosa, era chiamata a rivedere le pene per una serie di capomafia e gregari trapanesi. A lasciare la cella anche due padrini al 41 bis ritenuti fedelissimi di Matteo Messina Denaro, Nicola Accardo e Vincenzo La Cascia. Entrambi finirono in manette in un blitz che venne denominato Anno Zero, una operazione dei carabinieri e della Dda di Palermo che colpì la rete di protezione del boss e puntò al cuore della famiglia del ricercato: in cella finirono due suoi cognati Gaspare Como e Rosario Allegra, poi deceduto, oltre a diversi fiancheggiatori, capimafia ed estortori”.
A me sembra tutto così rassicurante, che la buona novella sia dietro l’angolo. “Per il venir meno della circostanza aggravante del reimpiego economico dei proventi dell’attività mafiosa” è una formula meravigliosa e come non trovarla confortante.
I penalisti e i tribunalisti ci sottovalutano, noi crediamo nella buona fede degli uomini, purché siano uomini. Perché non credere a un ravvedimento di gruppo, a un mondo migliore per decreto? Basterebbe del resto guardarsi attorno, perché non lasciarsi andare all’inevitabile ottimismo?
Per non giungere impreparato alla punzecchiatura, vorrei anche citare Leonardo Ciaccio, braccio destro di Messina Denaro che in biblioteca ci è finito davvero, a Sulmona, dove potrà completare il suo ergastolo con una pena accessoria. In biblioteca appunto.
Da quelle parti sono tutti un po’ tesi in verità, visti “i precedenti sul territorio e la caratura del personaggio” (da “TGcom24”), ma forse ci tocca essere fiduciosi. Per forza.
Se non è per buona o irreprensibile condotta, accade per scadenza dei termini di custodia cautelare o per il venir meno di circostanze aggravanti. Fatto sta che il mondo deve essere pronto a una invasione di anime belle e redente, il mondo del volontariato e della filantropia si ritrova ingrassato e rigonfio di intenti immacolati e inaspettati.
Delle biblioteche non parliamo, il nuovo trend è annunciato.
La movida è avvisata.