IL PRETE CHE HA CAPITO IL VANGELO

di DON ALBERTO CARRARA – Don Roberto Malgesini, prete di Como, 51 anni, è stato ucciso da un extracomunitario. Viene ricordato da tutti i giornali come “il prete degli ultimi”, impegnato nell’assistenza e nell’accoglienza, soprattutto degli immigrati. All’inizio dello scorso anno, era stato multato dai vigili urbani di Como, per aver dato la colazione ai senzatetto che si trovavano sotto il portico dell’ex chiesa di San Francesco, edificio che in queste settimane – riferiscono oggi i giornali – la Lega vorrebbe chiudere con una grata. Viene descritto anche come un uomo schivo, riservato, che «di certo non radunava le folle nella sua parrocchia», ma che aveva dedicato tutta la sua vita agli ultimi, consegnando colazioni calde alle persone indigenti.

L’assassinio di don Malgesini è un caso che mostra, con drammatica efficacia, il carattere “estremo” del messaggio cristiano. Se uno prende il Vangelo trova frasi urticanti. “Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me (…) Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà” (Vangelo di Matteo 10). “Qual vantaggio infatti avrà l’uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima?” (Matteo 16).

Poi ci sono le frasi che raccomandano di porgere l’altra guancia a chi ci percuote e quella di amare i nemici, di cavarci l’occhio che ci scandalizza e di tagliarci le mani che sono occasione di peccato, e tante altre.

Di solito, di fronte ad affermazioni così perentorie, tutti, preti e predicatori compresi, si impegnano a dimostrare che non vanno prese alla lettera. Impegno santo. Anche perché, se prese alla lettera, saremmo tutti, come minimo, ciechi e monchi. Con un rischio, però. Quello di togliere al Vangelo la sua forza dirompente, di trasformare l’”anomalia evangelica” in una normalissima forma di saggezza. L’”anomalia evangelica”, bisogna ricordarlo con forza, ha il volto dell’uomo del Golgota. L’uomo del Golgota è innocente e la violenza che lo mette in croce è ingiustificata. Il Dio cristiano è uomo (non lo è, per esempio, il Dio dell’Islam) e la sua umanità è la muta accusa di tutte le forme di disumanità che straziano l’uomo.

Sto facendo una predica. Ma, di tanto in tanto, bisogna ricordare che il Vangelo è “altra cosa” rispetto alle nostre aspettative. E non basta baciarlo in pubblico per dire che tutto è a posto. Dopo averlo baciato, resta tutto da fare.

La morte di un innocente, come don Roberto, è l’immagine drammaticamente efficace di un Vangelo vissuto e vissuto “fino all’estremo”. Semmai c’è da aggiungere che l’anomalia cristiana è talmente anomala che i morti che ci scappano sono innumerevoli: i cristiani ammazzati sono migliaia, ogni anno. Talmente tanti, che non fanno più neppure notizia. La notizia esplode quando l’ultimo morto cade sul marciapiede di una città pulita e normale, come Como. Diciamolo in altri termini: il Vangelo, proprio perché estremo, non è capito.

Poi, partendo dal Vangelo, i cristiani parlano – devono parlare – di cultura, di politica, di società, di scuola, di tutto… Il Vangelo di un Dio che è uomo ha la forza di ispirare tutto quello che ci appartiene, infatti. Ma senza mai dimenticare quell’uomo e quella croce da cui tutto è partito.

Dimenticare è facile, infatti. Capita però che un prete, che prendeva molto alla lettera l’anomalia evangelica, venga ammazzato sul marciapiede di una bella città del Nord. E questo ci costringe drammaticamente a rinfrescare la memoria.

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