Vale per la politica come per il Vaticano. Non si è mai vista una guerra interrotta per il richiamo al buon senso, ai principi umanitari, all’intelligenza. L’uomo coltiva imperterrito da sempre la propria stupidità e poi si rammarica per le vite perse e a perdere, civili incluse e anzi soprattutto per quelle.
Le guerre sotto i nostri occhi negli ultimi due anni non fanno eccezione, si muore come se la vita, la vita di tutti, non contasse nulla. Si bombardano terre, case, ospedali, rifugi e poi ci si stupisce che a morire non siano solo i soldati. Solo si fa per dire.
Ci commuoviamo e ci indigniamo per queste morti e in modo particolare per le assurde morti dei bambini, come potrebbe essere diversamente. Dobbiamo però rassegnarci: alle Nazioni, ovvero agli uomini, importa il comando, il potere, quei maledetti lembi di terra, più che le vite delle persone, bambini inclusi.
Allora quel che si può fare è metterci qualche pezza, organizzare soccorsi, aiuti, raccolte di cibo, farmaci, acqua, vestiti. La nostra Protezione Civile, ad esempio, è impegnata in tutto questo e tra le altre iniziative prepara trasferimenti di bambini feriti nei nostri ospedali.
Così accade anche dalla striscia di Gaza e così è accaduto anche negli ultimi giorni, quando per un’evacuazione medica sedici bambini feriti sono stati fatti salire su un aereo e trasferiti in Italia per essere curati. Atterraggio a Bologna e poi direzione ospedale Niguarda, a Milano.
Su una delle ambulanze partite dall’aeroporto c’era un bambino di sei mesi, ferito gravemente, ma a Milano è arrivato dopo l’ultimo respiro, a causa di un arresto cardiaco.
Ci sarebbe da inveire contro il destino e la sorte avversa e ingiusta, ma non è tempo né luogo per svolazzi e canti funebri. Qui non c’è un destino infame e inafferrabile con cui prendersela, qui ci sono assassini e uomini come noi e c’è un martire e tra i più sventurati. Uno dei tanti e forse tra i più emblematici.
Uno di quelli che ignari di tutto non ha avuto il tempo di capire che la causa della sua disgrazia sono i suoi simili. Forse un giorno anche lui sarebbe diventato così, perché è possibile, lo è per tutti noi, ma nessuno può saperlo e infierire sull’innocenza, finché è tale: è il delitto supremo.
Quindi nessun pensiero aulico, nessun canto affranto e tormentato. Niente di nuovo sotto il sole, e figuriamoci laggiù dove il fumo delle bombe nemmeno permette di vederlo.