di PIER AUGUSTO STAGI – Era l’unica che poteva garantire un certo distanziamento sociale, non solo sportivo (questo dura ormai da nove lunghe stagioni).
Tutti avevamo compreso in anticipo: con lo scudetto della Juventus si sarebbe proseguito il sogno senza far perdere il sonno ai tifosi bianconeri, al contempo garantendo inevitabilmente una notte di tribolazioni a chi quella maglia bianconera proprio non riesce nemmeno a guardare, comunque un’abitudine consolidata pure questa.
Non c’era davvero finale migliore per garantire tranquillità sociale, per evitare moti popolari, assembramenti massivi. La Juventus campione d’Italia è fatto ormai acquisito, riconosciuto, un richiamo pavloviano che solletica la soddisfazione bianconera al punto giusto, senza degenerare in delirio collettivo (per questo ci vuol ben altro e non è il caso e il momento di ricordare cosa, dove).
Era l’unica che poteva festeggiare da sola in uno stadio vuoto, con piazze vuote e balconi sonnolenti attorno alla mezzanotte. Un campionato storico e privo di storia, se non quella bianconera, che questa volta ha fatto pure delle storie per aggiudicarsi un trofeo che avrebbe potuto portare a casa molto prima e molto meglio, scegliendo invece di fare di tutto e di più per complicarsi la vita.
Nel Campionato post-Covid19 vince la squadra ideale per mantenere la calma, la serenità sociale e le piazze vuote. Come per decreto legge, con disposizioni attuative allegate. Nessun hurrà fuorigiri, l’altra notte. Era notte e c’era metà Italia – sconfitta – che faticava a prender sonno. L’altra metà – vittoriosa – si accontentava di esclamare: olé! Niente di più, senza scomporsi. Poi lo sforzo più grande della stagione: spegnere l’abajour. Sogni d’oro.
Caro Dott. Pier Augusto Stagi,
Non immaginavo che Lei facesse parte della confraternita di coloro che le la suonano e se la cantano .
Un uomo, ma che dico, un professionista di stile ed eloquenza come Lei che ci propina una banalità com’è, ad onor del vero, l’ennesimo scudetto delle ZEBRE è un chiaro sintomo della decadenza dei nostri tempi.
Per quanto possa interessarLe, dirò che sono tra coloro che riesce a GUARDARE, più o meno tranquillamente, la Sua adorata maglia bianconera : tra il GUARDARE ed il VEDERE c’è una bella e sostanziale differenza. Si può guardare anche il NULLA, ma di certo non lo si VEDE.
Non posso nascondere di aver vissuto l’infanzia con gli occhi che VEDEVANO L’ INTERNAZIONALE neroazzurra targata H.H. .
Me ne sono innamorato (le ragioni di cuore non sono mai ragioni di testa) , e le sono stato SEMPRE fedele . Anche in frangenti, che tanto frangenti poi non sono mai, in cui molti hanno cambiato bandiera . Traditori , un’altra razza che non sarà mai a rischio estinzione.
Proprio come i tifosi Juventini.
D’altra parte come posso negare , per di più dopo NOVE SCUDETTI consecutivamente conquistati, che siete veramente FORTI.
Ci aggiungo, giusto per la riverenza dovuta ai “padroni”, che siete anche belli e pure bravi. Ricchi e felici. Invincibili.
Come INVINCIBILE era il pelide ACHILLE. Pur destinato ad una fine indegna di un simile portento.
Invincibile ma mai EROE , come ETTORE.
L’uomo che sfida e combatte il semidio, venendone straziato ma non umiliato. Sconfitto, ma non vinto.
Da Interista fedele nella buona e, soprattutto, nella cattiva sorte GUARDO Achille , ma VEDO Ettore.
È un dato di fatto, come “..la Juventus Campione d’Italia è fatto ormai acquisito..” . Purtroppo.
Ma , anche se il serioso Omero non ha inteso farne cenno nel suo poemucolo , altrettanto vero è che sotto la corazza di guerriero ETTORE indossava una maglia diversa per ogni battaglia .
Ma , dice il mito, MAI una maglia bianconera.
Cordialmente.
Fiorenzo Alessi