IL PEDIATRESE CHE FA MALE AI BAMBINI

di JOHNNY RONCALLI – Quattro pediatri dell’Alta Val Seriana, in provincia di Bergamo, scrivono una lettera aperta ai genitori per invitarli a effettuare i tamponi ai propri figli al termine della quarantena. La normativa non lo rende obbligatorio, un compagno di classe di un bambino risultato positivo può rientrare dopo dieci giorni, se ha fatto il tampone e risulta negativo, oppure dopo quattordici giorni anche senza tampone.

L’intento dei pediatri è ammirevole e mostra grande scrupolosità. Dicono, sostanzialmente, fate comunque il tampone, è un atto di responsabilità civile.

L’intento e il contenuto sono nobili e indiscutibili, poi vai a leggere la lettera e ti cadono le braccia: dopo averla letta, come puoi ancora spiegare agli studenti che parlare e scrivere in modo corretto è una delle vie per diventare adulti ed essere rispettati da chi ti ascolta e da chi ti legge?

Risposta generica: non lo so. In genere non so dare una risposta immediata, organica, risolutiva. Tuttavia, accade che all’improvviso si palesino epifanie inaspettate che tolgono d’impaccio.

La lettera dei pediatri è un documento che vorrebbe essere pedagogico e formativo e finisce per risultare farsesco, a causa dell’illetterata superficialità e svogliatezza con le quali è stato concepito.

Parlo di superficialità e svogliatezza perché ho mangiato bene, bevuto meglio, l’umore è discreto, non voglio pensare che quattro, dico quattro, medici pediatri possano in concerto concepire un simile abominio sintattico. Eppure. Medici pediatri vuol dire laureati, vuol dire che hanno scritto un libro, la loro tesi, quantomeno, con soggetto, verbo, complemento, principale, subordinata e via dicendo. L’ABC, non l’Alighieri.

Ogni comunicazione che ha a che fare con il coronavirus deve essere tenuta in grande considerazione e godere del rispetto che merita, questo è fuor di dubbio. Ma non è l’unica certezza: proprio in virtù della serietà del contenuto, non è ammissibile alcuna leggerezza espressiva, non si può correre il rischio di essere travisati, non si può correre il rischio di essere ridicolizzati.

E invece, questo l’incipit del documento:

“Gentilissimi genitori e assistiti.

abbiamo appreso e notato che alcuni di voi per senso di protezione e non fare provare ai vostri piccoli l’esperienza del tampone nasale per covid”.

Punto. Tutto così, punti, maiuscole, subordinate e supposizioni incluse. Uno si impegna e interpreta, è giocoforza ormai, ma che fatica. In quattro per ammassare nero su bianco una premessa composta da sillabe ellittiche del senso.

Un documento a suo modo ufficiale, firmato e timbrato, come ai vecchi tempi.

“Noi pediatri comprendiamo benissimo il vostro gesto di protezione: ed è pur vero che la legge permette il rientro in comunità dopo 14 giorni senza l’esito di un tampone che sicuramente risulterà negativo”.

Segue, “Ma si sono verificati casi, in questi giorni, di pazienti asintomatici ma permangono positivi e alcuni anche contagiosi”.

“È vostro interesse sapere se il vostro bambino si e (sic) positivizzato nel frattempo e quindi poter contagiare anche voi o i vostri anziani”.

Parrebbe di infierire, ma come si fa, tutto nero su bianco sullo stesso striminzito A4, “La valle Seriana ha già pagato un prezzo alto per questa pandemia e ora la situazione e (sic) sotto controllo e grazie anche ai tamponi scuola che noi eravamo nel panico prima che venissero istituiti e ringraziamo la regione per averli realizzati”.

E speriamo che i vostri insegnanti di italiano non vi leggano, già che ci siamo. Il contenuto della comunicazione è vitale e ha implicazioni drammatiche, la forma è letale di suo e ha implicazioni tragiche a loro volta. Il rischio dello scherno è dietro l’angolo, come è possibile diramare un documento a tal punto zoppicante e imbarazzante nella scrittura?

Sono certo della limpida professionalità dei quattro pediatri e comprendo che stiamo vivendo tempi agri, ma la credibilità si acquisisce anche attraverso un uso corretto della grammatica.

Poi, sorge un ulteriore atroce dubbio: ma a qualcuno importa ancora di tutto questo?

Un pensiero su “IL PEDIATRESE CHE FA MALE AI BAMBINI

  1. FRANCESCA dice:

    Io ho pensato che a scriverla dei quattro potrebbe essere stato il dottore con il nome straniero.Poi magari sbaglio ed e’ in realta’ nato,cresciuto in Italia e qui fatto il ciclo completo di studi.Potrebbe giustificare, in parte.

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