IL PATETICO ASSALTO DELLE CARIATIDI POLITICHE A TIKTOK

Molto tempo fa, in un articolo serioso, mi capitò di scrivere che uno dei principali difetti della Chiesa del terzo millennio è quello di cercare di cavalcare l’onda, invece di essere scoglio: fuor di parabola, di assecondare i tempi anziché cercare di indicare la via.

Oggi, credo di poter riciclare quel mio pensiero, applicandolo alla più invereconda campagna elettorale che mi sia stato dato di vedere, nella mia esperienza quarantennale di elettore: la politica non detta il palinsesto, ma si limita ad inseguire gli uzzoli del popolo, cercando di adattarsi a tempi, modi e capricci contingenti. Si diceva che un politicante ragioni di qui a due anni, mentre uno statista di qui a trenta: in fondo stiamo parlando della stessa cosa. Di una classe politica miope, pigra, priva di visioni e di idee, che si limita a concentrarsi sugli strumenti, dimenticandosi del tutto i contenuti.

L’ultima deriva è rappresentata dalla scoperta, da parte dei partiti e dei leader, di quella specie di sciocchezzaio in pillole che si chiama TikTok: che, detto fra noi, fra tutti i miserabili sistemi di pseudocomunicazione online è, probabilmente, il miserrimo. Brevi video stupidi, immagini rubate a scuola, sciantosette da due lire che cercano consenso appo gli allupati e così via: al confronto, You Tube è un consesso di filosofi. Orbene, dato che la sesquiplebe, specialmente giovanissima, felicita questa piattaforma di numeri e visualizzazioni stratosferici, i nostri serissimi politicanti ci si sono buttati a pesce, nella speranza di raccattare qualche consenso in più.

Scelta spregevole, inutile a dirsi: anziché cercare di raddrizzare una gioventù che, mercè questi social iperinvasivi, si sta trasformando in un’accolita di mentecatti e di voyeurs, gli statisti de noantri ne blandiscono proprio il lato più intellettualmente servile, prestandosi a comparsate video da far recere i cani.

Così, ecco Renzi che blatera dei suoi trascorsi da capo scout, confermando il celebre aforisma sui cretini vestiti da bambini. Berlusconi esprime invidia per la gioventù altrui: e in questo mi pare sincero, giacchè la giovinezza è una delle pochissime cose che non si comprano col denaro. E Letta, Conte, insomma, più o meno tutti, si sentono autorizzati a infilarsi in un sistema comunicativo tipicamente giovanile, ognuno con il suo patetico bagaglio di anni, rughe e menzogne.

Solo che i ragazzi, che, per molte altre cose, sono dei fessi clamorosi, in questo campo non si fanno fregare: è vero che locupletano di “like” video e fotografie che a noi dicono poco o niente, ma hanno delle regole, tutte loro, per distinguere il grano dal loglio. E questa messinscena tristissima, questo ridicolo tentativo di agganciarne il consenso travestendosi da fratello maggiore, da padre o da nonno, su TikTok non attacca. Anzi, non attak.

Ricorda, anzi, la celebre immagine pirandelliana della donna anziana, pittata come una sciantosa e vestita da debuttante, che, alle prime, suscita una risata, ma, poi, ci fa riflettere sulla sua intima tragedia.

Ecco, queste mummie della politica che pensano si possano propinare ai giovani le balle di ieri attraverso gli strumenti di oggi, sono, in definitiva, maschere tragiche: la metafora di un Paese guidato da volgari imbonitori. E il loro gettarsi su TikTok, in mancanza di meglio, è qualcosa di molto simile a ciò che il genio siciliano avrebbe definito: “umorismo”.

Un pensiero su “IL PATETICO ASSALTO DELLE CARIATIDI POLITICHE A TIKTOK

  1. Cristina dice:

    Bisogna avere la pazienza e la saggezza di accettare. Troppa saggezza ormai ci è richiesta e la dobbiamo usare con chi possiamo, con chi abbiamo vicino, a cui dobbiamo mettere le cose in chiaro. La spazzatura va differenziata per contenitori, ma occorre sapere che sempre di spazzatura si tratta. Permettetemi di fare un’eccezione per You tube. E’ un grande ambiente che contiene diversi contenitori, solo alcuni servono per la differenziata. Alcuni sono invece slot con contenuti ben diversi. Lo uso tutti i giorni e rende disponibile materiale molto prezioso se ben scelto. Dimenticavo, i politici che usano tik tok sono modernamente assoggettati a totalitarismo mediatico dei provider che ci usano come materie prime per la produzione industriale di imbecilli.

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