IL NUOVO SPORT NAZIONALE: FARE FESSERIE E POI CHIEDERE SCUSA

P.G. è un professore di storia e filosofia dell’Istituto Pirelli di Roma. A fine anno deve essersi sentito in dovere di lasciare il segno, di non essere banale e allora che fare se non allentare le redini e metterti a fare selfie con gli studenti mentre fanno il saluto fascista?

Puoi pensarle tutte, immaginare un regalo di congedo, finalmente una birra con i tuoi studenti, oppure chiuderla lì, con sobrietà, qualche parola che lasci il segno, non dico da attimo fuggente ma qualcosa di simile. Invece no, vuoi non fare selfie da postare qua e là?

Un giorno qualcuno girerà un film o scriverà un libro. Un giorno qualcuno riuscirà a trovare un nome definitivo per la categoria: potrebbe essere i retroattivi, oppure i contriti, i pentiti, oppure meglio ancora, gli incompresi.

Parlo di tutti gli irrequieti che proprio non riescono a riflettere qualche secondo prima di lasciarsi andare a post, dichiarazioni, video che già in partenza è evidente quanto siano inopportuni. Già in partenza mostrano senza necessità di contraddittorio quale sia il livello di stupidità e basterebbe qualche secondo di attesa per rendersi conto della figura barbina a cui si sta andando incontro.

La categoria è trasversale, comprende aspiranti opinionisti di ogni ordine e grado e tristi esibizionisti in cerca di momenti di gloria, comprende anonimi leoni da tastiera e non di rado politici e ministri, tra i più impulsivi e irriflessivi.

Insomma prima uno fa la cretinata e poi ci fa sapere che non abbiamo capito, che è stato travisato, che era lì per caso, che non poteva sapere, che è stato strumentalizzato e tutta il repertorio che conosciamo.

Così il nostro intrepido P.G. Ci fa sapere che lui è antifascista, è pure stato nel PD e coi comunisti, ci fa sapere che lui non aveva il braccio alzato a fare il saluto fascista e poi non vedeva cosa facevano gli studenti dietro di lui. Non ci fa sapere che forse era meglio semplicemente fare il professore con dignità e decoro, fino alla fine, magari dicendo un semplice no, questo non ce lo fa sapere.

Poi però si scopre che nell’Istituto da un paio d’anni ci sono questioni che lo riguardano, questioni omofobe, razziste, questioni che molti studenti hanno denunciato e che la preside conosce bene, talmente bene che dice aver preso i provvedimenti del caso.

L’effetto dei provvedimenti è incontestabile, un bel selfie col saluto romano in bella evidenza, quando si dice la strategia del terrore.

P.G. ad ogni modo tiene a smarcarsi: “Il selfie insieme agli studenti dove due di loro esibiscono il saluto fascista? Solo gente che salutava. Erano momenti di divertimento. Cosa dovevo fare? Picchiarli? Io ero nel Pd”.

Ecco, mi pare che in questo modo tutto torni e ogni cosa sia illuminata. Fino al prossimo selfie naturalmente.Pubblicità

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