La sensazione che vetrine, articoli, canzoni in tema natalizio anticipino sempre di più la loro comparsa non è una percezione soggettiva, ma ormai è un fatto. Anche in Italia, da qualche anno è costante il fenomeno che gli anglosassoni definiscono Christmas creep, ovvero la strisciante anticipazione della vendita dei prodotti natalizi, tradizionalmente fissata il giorno dopo la festa del Ringraziamento, che negli Stati Uniti si celebra il quarto giovedì di novembre.
Certo, non siamo ancora arrivati al livello di alcune grandi catene britanniche che iniziano ad esporre già ad agosto oggetti natalizi, ma la direzione è quella. Ormai, a metà novembre sono già tanti i negozi e le vetrine che espongono articoli natalizi. Non parliamo degli addobbi. L’effetto può anche essere gioioso o allegro, ma l’obiettivo è solo commerciale: vendere di più, allungare il periodo fertile, profittando di quanti preferiscono acquistare in anticipi i regali, per evitare la ressa finale o per avere offerte migliori. Piano piano questa moda si sta diffondendo anche da noi e ogni anno viene anticipato di qualche giorno l’inizio dell’offerta dei prodotti natalizi. Ormai non sono rari i negozi o i centri commerciali che già ad ottobre presentano le prime avvisaglie del Natale.
Evidentemente deve essere una strategia commerciale che funziona, oppure i negozianti sono costretti ad inseguire tutte le mode straniere poiché è diventato sempre più difficile superare la concorrenza, a partire dalle grandi catene dei venditori online. L’obiettivo è massimizzare i profitti, tenendo conto che per molte categorie commerciali (librerie incluse) il periodo natalizio è di gran lunga quello più proficuo e si auspica di aumentare le vendite allungando tale periodo. Pare che non sia affatto certo che tale strategia sia vincente, ma ormai è un fatto che si possa acquistare di tutto in ogni stagione.
Probabilmente non c’è nulla di male nella possibilità di mangiare panettoni tutto l’anno o di comprare gli addobbi dell’albero a settembre. Lasciamoci pure prendere dall’allegria dei mercatini e dalla frenesia dei regali, ma c’è un rischio: che finiamo totalmente per dimenticare che Natale è pur sempre la festività della nascita di Gesù. Che predicava pace, fraternità, amore, e non va confuso con un mago del business.
Gesù? Un grande! Ecco, era un grande, se ci va bene. Natale? Sempre se ci va bene una messa ci può anche scappare, se i vecchi premono. Altrimenti godiamocelo questo periodo di riposo che non ne possiamo più, e prendiamocela qualche licenza compulsiva antieconomica che stiamo sempre a contare i centesimi. Siamo così, dolcemente semplici, incorreggibili, convinti e abbagliati. Le luci, i fiocchi, i rossi e gli ori imitano quel profumo di reggia inarrivabile, quel gusto dell’eccesso che quasi quasi ci sentiamo veramente riempiti di qualcosa di magico; e quando sei bello pieno ci stai meglio in piedi. Però una cosa è vera: Gesù era un grande, non c’è storia. Vero, non c’ storia, cosa c’è?