IL NATALE TRISTE DEL “VOLO”, AI 40 GRADI DI AGOSTO

E’ andata in pensione a causa dell’avvento del digitale, dei computer, dell’intelligenza artificiale, ma alcuni cineasti come Quentin Tarantino ancora usano la pellicola. Per romanticismo, per tradizione, per amore, in ogni caso sono fatti loro: la qualità è la stessa in presenza di un livello altissimo di regia, sceneggiatura, fotografia, recitazione e soprattutto della storia. Non inficia il lavoro dei montatori, degli addetti alle luci, degli attrezzisti, dei truccatori, dei costumisti, degli attori stessi, anzi consente loro di lavorare, verbo che con l’IA sta rischiando di scomparire, tanto da scatenare scioperi a oltranza degli sceneggiatori di Hollywood e chissà quante altre categorie collegate, in futuro.

Si può fare tutto ormai, in smart working. Si possono scrivere libri senza concepirli e confezionare film senza girarli. Fa tutto l’intelligenza artificiale. Ma “Il volo” lo ignora, oppure se ne frega. Vogliono il senso del reale, vogliono che le cose appaiano come devono essere: il Natale dev’essere d’inverno e col freddo, punto, anche se ormai nemmeno in Finlandia a Rovaniemi (dove si vuole sia nata la leggenda del Babbo della Festività per eccellenza) nevica più e il clima sta diventando mite persino in dicembre. Il “CGI” (computer generated imagery) può rimanere spento per loro, il famoso trio con due tenori e un baritono, che da 15 anni rivisita la musica con brani perlopiù appartenenti alla tradizione italiana e internazionale con stile e arrangiamenti moderni, oppure al contrario pop rivisitati in chiave classica.

Che si sono inventati questi artisti? Un folle dress code per una registrazione natalizia, appunto. Dato si è che il video sarà realizzato il 31 agosto e il primo settembre nella Valle dei Templi di Agrigento, in quella Sicilia arsa dal caldo e stremata dalla siccità, hanno chiesto al pubblico partecipante di indossare “abiti di colore preferibilmente nero o scuro, pantaloni, abiti e gonne lunghe, camicie a manica lunga per gli uomini, capispalla o scialle per le donne. E magari lasciare a casa i giovani sotto ai 14 anni”. Tutto per dare l’impressione che il (doppio) concerto appaia il più possibile natalizio o almeno invernale, dato che andrà in onda in televisione la sera di Natale su “Canale 5”.

Tenete presente che le comparse non solo non saranno pagate, ma hanno invece dovuto acquistare il biglietto per partecipare a quella tortura, promossa nell’ambito delle iniziative di Agrigento capitale della cultura 2025, che già era finita nel mirino delle polemiche. Riferisce il Corsera: “Prima le perplessità e le lamentele sui costi, ben un 1.250.000 euro, poi il fatto che il pubblico – circa 1.600 persone per le 2 serate – dovesse essere esclusivamente composto da persone invitate. Poi la marcia indietro e la decisione di vendere i biglietti, costo di 80 euro a persona”. Senza contare che la chiusura per 48 ore del sito archeologico, disposta in concomitanza con il doppio evento, ha scatenato la protesta dell’associazione guide turistiche.

Chissenefrega. Trascurabili danni collaterali, per Il Volo, che in tema di realismo non ha cambiato idea (per dire) neanche dopo la vituperata originalità dell’ultima cena ideata dai francesi per l’inaugurazione delle Olimpiadi. Una registrazione è una registrazione, ma ce la vedremo su Canale 5 il 24 dicembre, comodamente a casa col termosifone acceso o – più probabilmente – la finestra aperta per fare entrare un po’ d’aria, fingendo di credere che quelli stiano cantando al freddo e al gelo.

Nel 1964 al Festival di Sanremo fu utilizzato per la prima volta il “playback”, la riproduzione del brano in sottofondo, quindi senza bisogno dell’orchestra né degli acuti dal vivo del cantante: una tecnica che il cinema aveva introdotto all’inizio del secolo scorso. Per dire. Poi tutto il resto, elaborato dalla tecnologia, dal digitale, dai computer: battaglie navali, romani contro cartaginesi, conflitti aerei, umani che recitano insieme ai cartoni animati, possiamo andare avanti quasi all’infinito raccontando delle finzioni di una registrazione. Quasi all’infinito, fin che non ci imbattiamo con il Quentin Tarantino che ispira Il Volo e chiede realismo. Sulla pelle del pubblico pagante, pigliando per fesso il pubblico da casa.

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