IL GRATO ADDIO A MARY QUANT, BENEFATTRICE DEI MASCHI

Improvvisamente, le cosce. Scritto così si presta a superficiali letture su sessismo e affini. In verità, God save the Quant, è venuta a mancare, all’età fresca di anni 93, Dame Mary Quant, la donna che cambiò le donne, non con le mimose dell’8 marzo o con i metoo, ma con uno zac, un taglio netto e vertiginoso alle gonne. Erano i favolosi anni Sessanta e gli uomini maschi, abituati a sbirciare da dietro le forme delle donne femmine, si trovarono abbagliati dall’esposizione delle gambe, quasi nella loro interezza, dunque la minigonna, dunque la svolta, spacciata come liberazione ma, al netto, la libertà di addobbarsi diversamente da come eravamo abituati a vedere, calzettoni bianchi, sottane lunghe, dovevamo aspettare l’estate per osservare il resto delle gambe.

Mary Quant era figlia di due insegnanti gallesi, John e Mildred, che completarono la famiglia con un altro figlio, Tony. A vent’anni conseguì il diploma in educazione artistica al Goldsmiths College e qui incontrò il futuro marito Alexander Plunket Greene. Dopo un periodo da apprendista modista, continuò a disegnare abiti e occhiali e nel 1955 aprì Bazaar, una boutique in Kings Road, a Chelsea.

Fedele al nome scelto per l’emporio, la Quant esponeva abiti che lei stessa indossava, completando l’outfit con gioielli e cappelli colorati e le prime gonne al ginocchio, aperitivo della grande idea. Erano gli anni della Londra ribelle, sarebbero apparsi i Beatles da Liverpool, anche la musica cambiava stile e moda, esistevano e resistevano i Windsor, madre e figlia regine, la Mini Minor e la Rolls, il bus a due piani, le rosse cabine del telefono, un altro mondo affascinante, e in quel luna park Mary Quant portò la sua firma, ”puoi dire se una donna è giovane o meno, guardandole le ginocchia”, così profetizzò con humour made in UK.

Sembravano una sfida, quelle gambe bianche esibite in pubblico, più la gonna si accorciava e più decollava la fantasia erotica, anche perché, quasi in contemporanea, si allungavano i cappotti o pastrani e dunque la sorpresa era doppia. Si segnalarono “teen” che uscivano di casa con la gonna tradizionale e poi la arrotolavano, ricorrendo alla spilla di sicurezza in dotazione a madri e nonne. Fu il tramonto degli abiti anonimi e l’avvento dell’improbabile e dell’imprevedibile, il kilt scozzese tornò nei bauli, idem per i maglioni scuri, via con il vento di colori forti, facilmente visibili in caso di nebbia, Portobello Road, Carnaby street, Piccadilly Circus, in breve Mary Quant era diventata la nuova regina dell’impero della moda, anche se, è bene ricordarlo, all’inizio i conti suoi e dell’aristocratico Alexander, consorte, non erano giusti, spesso i due pagavano il doppio i fornitori, fino a quando miss Mary intuì che Harrod’s poteva fornirle tagli di stoffa di risulta dai quali ricavare gonne da sballo.

Smaltiti i debiti, Mary Quant sfondò definitivamente al punto d’essere nominata ufficiale dell’Ordine dell’Impero Britannico nel 1966 per il suo contributo alle esportazioni britanniche, gli affari toccarono cifre sontuose, venti milioni di dollari all’epoca erano fortuna da emiri, lei e il marito viaggiavano con la scorta, tanta era l’esposizione popolare. Perché questo è stato il suo gol storico, una moda per tutti, un’idea per la gente comune, per le ragazze di periferia uguali alle coetanee della Swinging London.

Nella sua dimora del Sussex, la contea del duca Harry e di lady Meghan, Dame Barbara Mary Quant ha concluso la sua vita, portandosi appresso i ringraziamenti di tre generazioni di uomini.

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