IL GELO E IL VUOTO CHE CI SONO DIETRO IL CASO PORTANOVA

Manolo Portanova, giocatore del Genoa, era stato inizialmente convocato dal nuovo allenatore, Alberto Gilardino, per la partita di giovedì 8 dicembre, contro il Sudtirol allo stadio Ferraris. Ma, all’ultimo momento, è stato mandato in tribuna, pare per le molte proteste di tifosi, di parte femminile soprattutto, ma non solo: come sappiamo, al giocatore è stata comminata una condanna di sei anni di carcere per violenza sessuale di gruppo. E’ una condanna di primo grado. Altri gradi di giudizio seguiranno. Questa la notizia.

Che fa pensare. Intanto, se Portanova è colpevole, si dovrebbe tornare a dire che non esistono solo femminicidi, ma anche violenze sessuali, che sono diverse, ovviamente, dai femminicidi, ma che hanno un dato culturale di partenza comune: il maschio è padrone della donna e può disporne come vuole. Dunque, un eventuale passo indietro rispetto a questa deriva è possibile solo non se si inasprisce la legge, ma se si cambia la testa. Impresa difficile, come si può facilmente capire.

Ma fa discutere anche la discussione. Portanova sostiene che la ragazza era consenziente, la ragazza nega. Strana questa differenza. Non dovrebbe essere difficile capire se c’era consenso o se non c’era. Il fatto che le due parti non vadano d’accordo dice in maniera lampante la grande ambiguità che regna in quell’ambito, dove i gesti dicono e non dicono, dicono una cosa e se ne capisce un’altra. Soprattutto se la cosa è presa in considerazione dal punto di vista della ragazza, succede spesso che un “no” è un “sì” velato e un “sì” è un “no” dettato dalla paura.

L’ambiguità la si supera se i rapporti sono chiariti prima. Il fatto che ci sia questa differenza di vedute significa che i rapporti non erano chiari. Cioè che quel rapporto, come minimo, è stato improvvisato, senza approcci. Prima ancora di essere violento, quel rapporto è stato superficiale. Quindi anche se si dimostrerà che Portanova non è un violentatore di gruppo, potrebbe diventare possibile dimostrare che è un dongiovanni da strapazzo.

E da qui potrebbero partire chissà quanti e quali considerazioni di etica sessuale. La cultura dominante dice che basta che chi fa sesso sia libero di farlo. Provo a dire qualche cosa di banalmente moraleggiante. Visto che Manolo Portanova è un maschio e visto che le notizie sulle violenze alle donne si moltiplicano, provo a ragionare dal punto di vista del maschio. Un uomo fa male il sesso non perché le sue “prestazioni” non sono all’altezza delle attese che riguardano lui, ma perché non sono rispettose delle attese che riguardano lei.

Se il sesso, così espressivo e virulento di suo, non viene ammansito da questa “delicatezza” di base, rischia di andare male, comunque, anche quando le prestazioni sono leggendarie.

Poi si potrà ragionare se un sesso “serio” non dovrebbe anche impegnarsi a esserlo in maniera durevole e, possibilmente, sempre. E si dovrebbe parlare del rapporto che potrebbe esserci fra il legame sessuale e quello matrimoniale.

Ma qui mi devo fermare. Il discorso, ormai, è fuori moda. E fuori moda rimane anche quando il discorso dà l’impressione di essere serio. Oggi se si dice che anche nel sesso ci sono dei doveri, oltre al piacere, si rischia di essere scomunicati. Gli argomenti tabù cambiano, ma ce ne sono sempre. E pazienza.

Un pensiero su “IL GELO E IL VUOTO CHE CI SONO DIETRO IL CASO PORTANOVA

  1. Cristina Dongiovanni dice:

    Leggerla mi ha prodotto un’immagine efficace aiutandomi ad esprimere a me stessa la modalità di attenzione che sempre dovrei utilizzare. Ho visto le mie mani che raccoglievano la notizia come fosse un passero sotto la pioggia, lentamente e con il preciso scopo di occuparsi esattamente della vita che pulsa in quell’essere piccolo e muto. Le notizie rimangono mute se non si ha la cura di interpretarle per farle vivere. Muoiono se non si portano al riparo da tutto quello che può piovere come semplice effetto emozionale, prorompente risposta umana istintiva ed imponderata. Muoiono se non ci si sofferma con trasparente accoglienza, se non muovono riflessioni ma solo grida e clamori. Io penso che la violenza sessuale sia un reato gravissimo nell’agito e negli effetti, devastante e purtroppo ancora poco punito. Penso che le indagini debbano essere condotte con il massimo scrupolo e che nel frattempo chi ne è coinvolto debba continuare a svolgere tutte le sue attività fino alla sentenza. Penso che troppo spesso l’eco mediatica rovini letteralmente le persone indagate per qualsiasi cosa prima della sentenza e che sia una gravissima leggerezza del sistema. E penso che, in caso di colpevolezza, chi si è macchiato di un simile reato debba ricevere una punizione molto più severa (in termini di durata della pena) rispetto a quelle che vengono inflitte nel nostro scalcinato e spesso ridicolo sistema giudiziario. Per quanto riguarda il suo richiamo morale sono pienamente d’accordo sul fatto che il sesso sia spesso un post serata aggiunto allo spritz o alla birra privo di qualsiasi connotazione sentimentale ma mi chiedo anche cosa sia rimasto di “sentimentale” e di veramente personale oggi tra i giovani. Escluso quell’egocentrismo che pare solo l’obiettivo di una macchina fotografica che serve per fissare quello che sta fuori e obnubilare con scrupolo ciò che sta dentro. Non voglio essere pessimista, ma vedo troppo poco e troppo spesso dietro ai ragazzi che conosco. E sono ragazzi brillanti e pure molto convinti.

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