di MARIO SCHIANI – Se le prime indicazioni dovessero essere confermate… Ecco, incominciamo così: con una bella (?) frase fatta presa a prestito dai famigerati exit poll. Possiamo infatti adattarla alla protesta lanciata con lo slogan – pardon: l’hashtag – #IoApro che ha tentato di reclutare i ristoratori di tutta Italia invitandoli a disobbedire, da oggi 15 gennaio, al divieto di servire i clienti nei locali imposto dal Dpcm.
Dunque, se le prime indicazioni dovessero essere confermate, pare proprio che mai hashtag fu più azzeccato: #IoApro, sì, al singolare. Pochi ristoratori infatti hanno aderito alla protesta, forse per timore delle multe (qualcuno dice “sotto la minaccia delle multe”), forse per evitare di passare per “untori”, una categoria alla quale il Manzoni, con tutti i suoi meriti, ha definitivamente ridotto in macerie la reputazione, e infine per ragioni meramente economiche: i gesti simbolici vanno bene, ma a fine giornata bisogna anche contare l’incasso. L’ipotesi che in Italia, oggi come oggi in buona parte in zona gialla, ma con regioni importanti come Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna ancora dipinte d’arancione, in tanti siano disposti a far ressa in trattoria non è proprio gettonatissima.
Ciò non toglie che i problemi della categoria restino tutti sul tavolo, perdonate la metafora, e che se la pratica della protesta non è andata a buon fine, lo spirito rimane vivo e ci pone degli interrogativi. Prima di tutto, a dire il vero, li pone alla politica, ora impegnata per una buona metà a evitare la crisi di governo e per l’altra parte ad augurarsela (fino a un certo punto, visto che se si va a votare i posti disponibili in Parlamento sarebbero ridotti a causa della legge di riforma costituzionale approvata con referendum). Non proprio l’argomento che più sta a cuore ai ristoratori, e a molte altre categorie, che vorrebbero invece qualche certezza in più sugli aiuti economici.
Ancora una volta: se le prime indicazioni dovessero venire confermate (perché Mentana può ripeterlo ad libitum e io no?) potremo dire che ancora una volta il Paese si dimostra più responsabile di chi lo governa, sottraendo credibilità all’equazione che vuole la classe politica specchio preciso della società. Oggi questo specchio sembra un poco offuscato, o forse minato da un effetto di distorsione: la politica non ha dimenticato i suoi difetti, il Paese in parte sì. Fatta la tara con i comportamenti irresponsabili, individuali e di gruppo, che ancora troppo spesso constatiamo, almeno chi ha a cuore la propria attività economica, ovvero il proprio futuro, sembra meno disponibile a giocare con la retorica delle proteste estemporanee e stringe i denti pur di poter annunciare, il più presto possibile, #NoiApriamo. Una volta per tutte.