IL CASO DELLA PROF PEDOFILA: LO SQUALLORE ADULTO INSEGNATO AI RAGAZZI

Ci sono posti che attirano soltanto per il nome: a pochi verrebbe in mente di desiderare una villetta, chessò, a Bottanuco, mentre volete mettere Castellammare di Stabia? Sentite che impatto: Castellammare di Stabia. Ti viene in mente il mare meraviglioso del Sud, il castello, la storia e la natura: insomma, t’invoglia. Invece, ve lo confesso, Castellammare di Sabia è uno degli ultimi posti in cui mi ritirerei, una volta giubilato, a controllare l’andamento dei cantieri. Tira una brutta aria da quelle parti e massime per chi abbia a che fare con la scuola.

Forse ricorderete che, qualche tempo fa, mi scagliai, in un mio articoletto, contro dei genitori maneschi, che avevano aggredito una professoressa delle medie, perché aveva sospeso il pargolo di uno di loro. L’accusavano, nientemeno, di molestie sessuali agli alunni. Personalmente sono propenso a dubitar dei genitori degli studenti e, al contempo, incredulo circa il fatto che una professoressa potesse soffrire di pedofilia, berciai contro l’abitudine di farsi giustizia da soli nei confronti di insegnanti, più o meno colpevoli. Castellammare è il Far West, tuonai: un povero insegnante viene malmenato, solo perché, magari, è un pochino più severo della media. E avanti con la cimmineide sui figli piagnoni, i genitori protettivi e i trogloditi violenti: il solito repertorio.

Invece, fulmen in clausola, era tutto vero o, perlomeno, sembrerebbe esserlo, fino a prova contraria: con la giustizia italiana, è sempre meglio abusare di condizionali. La madama pare adescasse i ragazzini, portandoli in una, già famigerata, Saletta: lì si sarebbe data all’illustrazione di materiale pornografico, ai consigli erotici e, infine, sarebbe passata alle vie di fatto con un giovanissimo partner.

Da principio, vi confesso, non ci volevo credere: mi pareva impossibile che una donna adulta potesse provare simili pulsioni. Chissà perché, nel ruolo di orco ci vedo più facilmente un uomo. Poi, mi sono detto: vecchio mio, non avevi proprio capito niente! Infine, mettendo insieme i pezzi di questo sconcertante mosaico, tra professoresse assatanate, autorità scolastiche semicieche e genitori rabbiosi, sono giunto alla conclusione da cui sono partito: Castellammare avrà anche un bellissimo nome, ma non ci abiterei neppure a pagamento. Che razza di posto è?

Ma, sicuramente, sbaglio di nuovo: Castellammare non c’entra nulla. E’ l’umanità che sta progressivamente impazzendo e scivola, passo dopo passo, verso il caos. In ogni caso, qui ci sono tutti gli elementi per un racconto dell’assurdo, in stile “Grotesque and arabesque”, se rendo l’idea: una professoressa che interpreta il suo ruolo di insegnante di sostegno in maniera un tantino estensiva, dei genitori che si credono il giustiziere mascherato e, infine, un giornalista che prende lucciole per lanterne. O, meglio, lanterne per lucciole. Non si salva nessuno, in questa storia brutta e volgare: è il ritratto di una società miserrima, tra vizi privati, pubbliche virtù e censori ridicoli.

E i ragazzini? Poveretti, loro sono, io credo, le uniche vittime di questa brutta faccenda: presi tra le risse e la pedofilia, che idea si saranno fatti della vita? E di chi è la colpa? Della scuola, che non sa scegliere nemmeno un’insegnante di sostegno? Della società, che produce deviazioni e mostri a ritmi industriali? Oppure è tutta colpa di Castellammare di Stabia e di una supposta sua oscura maledizione?

Io ritengo che la cosa più sensata sia dare la colpa al toponimo: tutti colpevoli, nessun colpevole. Tanto, domani, ce ne saremo tutti dimenticati. Fino alla prossima volta. D’altronde, è di questa spaventevole ciclotimia che campano i giornalisti.Pubblicità

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