Poi ci scappa il morto, a pistolettate, a coltellate, droga, prostituzione, mercato nero. E, di colpo, i grandi fogli dimenticano le celebrazioni di tutta quella roba lì di cui sopra e scrivono di collusione, complicità, pressioni sulle società o addirittura, secondo le parole di don Ciotti: un capitalismo senza ideali che per massimizzare i profitti è disposto a mettere tutto il resto tra parentesi, a partire dall’etica. Ecco i bilanci truccati, i contratti conclusi a cifre astronomiche per la vendita dei cartellini, i giri illegali di scommesse, le speculazioni sugli stadi”.
Direi di tutto un po’, un frullato misto e mesto, secondo il presbitero di Pieve di Cadore che pensa di avere individuato la causa dei crimini. Basterebbe informarsi sul sistema calcio cinese che fu e di recente si è pure confermato, tra cifre folli, speculazioni e giri strani di denaro, per comprendere che il fenomeno non riguarda il capitalismo, o l’ideologia che l’accompagna, ma la diatesi antisociale che nel calcio trova lo sfogo ideale, raggrumando gente di ogni tipo però nascosta nel branco.
Le curve, tanto per localizzare in modo spiccio le zone critiche degli stadi, sono da sempre il luogo del tifo più acceso, dovunque, a Liverpool (kop stand), a Madrid (ultra sur), a Parigi (les casseurs) e in Italia. L’arco costituzionale coinvolge destra e sinistra, si va dal saluto romano al pugno chiuso con la stessa didascalia, i padroni del tifo siamo noi, se veniamo di lì vi facciamo un cxxx così, e a seguire, la matrice criminale ha preso corpo con lo spaccio della droga, canne per iniziare, cocaina e acidi per completare, il mercato del calcio si è concluso il 31 di agosto, quello degli stupefacenti non ha giorni di chiusura e chi va in curva trova gli sportelli aperti.
Stupiti dell’omicidio dell’interista ad opera del suo sodale interista? Avete dimenticato quello laziale o il suicidio, si fa per dire, dello juventino, o gli episodi napoletani o quelli veneti, vale la legge del boss, del resto San Siro è il solo stadio di calcio dove è permesso ai capi banda di Inter e Milan di entrare muniti di megafono e di utilizzarlo durante tutta la partita con grugniti vari, senza che nessuno abbia il coraggio di intervenire sequestrando l’attrezzo e conducendo fuori dall’impianto il fomentatore.
Asterischi folkloristici, direte voi, no, invece, sono la conferma che comandano loro, minacciano, ricattano, aggrediscono. Sono tutti schedati, a conoscenza di commissariati di polizia e caserme dei carabinieri, ma pure nei libri paga dei club che ottengono la protezione di dipendenti, calciatori, allenatori e dirigenti in cambio di biglietti, abbonamenti, materiale di propaganda, tutto poi rimesso in commercio per sostenere i costi di trasferte e acquisto di merce eccitante.
Non vedo la notizia. Tanto tra dieci giorni, alla ripresa del campionato, il nostro meraviglioso sarà di nuovo nei commenti di pre e fine partita.
Ps: secondo voi ci sarà un gagliardetto o verrà deposta una corona di fiori con la fascia del club al funerale dell’ultimo ultras ammazzato? Almeno un secondo di compassione prima di tornare alla rissa.