Anche l’avvocata di Torino, dello studio legale vicino alla Juventus, ha voluto prendersi la prima fila, si è illuminata di immenso e ha promesso lavoro ai docenti umbri che non riescono ad arrivare a fine mese e abbisognano di clienti, studenti, passeggeri che portino a loro un tozzo di pane e anche la gloria. La compagnia dei furbi ha fatto la mandrakata che mancava a questa stagione calcistica, già segnata, in verità, da alcune patenti nautiche garantite, anche in questo caso, a foreign player, già incapaci di remare su un pattino.
E’ un bel mondo quello del football, i ragazzi crescono bene, nella culla studiano il dribbling, un modo raffinato di fare fesso l’avversario, poi, diventati maturi, usano il tocco di mano, possibilmente de Dios (Maradona), e diventano idoli, quindi parano un pallone che ha superato abbondantemente la propria linea di porta e vengono indicati come maestri pensatori (Buffon), inoltre tartufano risultati e trovano, comunque, lavoro in panchina o taroccano documenti di identità per poi avviarsi a una carriera federale.
Ora che la Cassazione ha sentenziato che il gioco delle tre carte non è illegale, il calcio si sente integro e candido, prosegue la sua marcia sfacciata, il suo meraviglioso pubblico perdona peccati e reati, soltanto le fazioni rivali se la spassano con l’ironia e l’insulto, ma il più pulito ha la rogna e il carrozzone non perde pezzi, anzi se ne aggiungono quotidianamente.
L’episodio di Perugia è una scenetta da avanspettacolo, e la fotografia che immortala il quintetto del post esame perugino ribadisce che il pistolero uruguagio è il meno pericoloso di tutti. Il resto è vergogna. Ha sempre ragione Emilio Fede.