Nella disfatta juventina contro l’Atalanta c’è un vuoto non solo societario, ma anche della tifoseria di fede bianconera, che ad un certo punto abbandona lo stadio. La curva sud – quella intitolata a Gaetano Scirea – si svuota totalmente. La cosa bella, in una serata per gli aficionados di fede juventina da dimenticare, è che nei resoconti dei giornali, ma anche dei social, la cosa viene raccontata, con dovizia di particolari, anche con foto e video che ne testimoniano l’accaduto. La cosa brutta è però che c’è una Lega Calcio, la stessa che si è dimenticata di ricordare Bruno Pizzul, che da anni produce il prodotto calcio a modo suo, inquadrando o sbianchettando a piacimento, con tanti saluti alla cronaca: in questo caso, pensa che non inquadrare contestazioni, striscioni o vuoti sia il modo migliore di confezionare il prodotto.
Con le dovute proporzioni, torna alla mente come un brivido sinistro il Mundial argentino, quello del “Pallone desaparecido” (titolo del libro di Alec Cordolcini, Bradipolibri, pagine 164, euro 16,00), che racconta i fatti del Mondiale del 1978, condizionato brutalmente dal generale dell’esercito Jorge Rafael Videla, e di quella generazione di ventenni e trentenni cancellata durante la sfida iridata. Oltre 30mila i desaparecidos, 5mila italiani di prima e seconda generazione. Anche in quella circostanza le notizie erano frammentarie, quasi nulle, offuscate e confuse da fake news messe in giro ad arte. Anche lì non si mostrava il malcontento: era tolto, preventivamente.
Con le dovute proporzioni, almeno in questo caso torinese una curva si svuota per diritto democratico a contestare, dissociarsi, farsi da parte, mostrare il proprio disaccordo con civile presa di posizione. Non bello il tentativo – ormai consolidato – di rimuovere tutto, pur sapendo che è pressoché impossibile nell’era dei social. In questo senso, un tentativo anche maldestro e patetico. Contestazioni negate, striscioni mai inquadrati, anche quelli più semplici, con la scritta: presidente vattene!
Per non parlare poi degli uffici stampa ormai gestiti da addetti non giornalisti, che si contrappongono ai giornalisti e che fanno da schermo e se ne prendono scherno. Sono ormai all’ordine del giorno gli sbrocchi di allenatori e presidenti all’indirizzo di chi fa domande fuoriposto, solo per il fatto che sono domande.
Viviamo in un clima così, dove l’informazione è (sembra) totale, ampia e circolare, piena e totalizzante, in un clima di infodemia assoluta: ma quello che non garba sono le domande e i commenti dei giornalisti. Gli altri si accomodino pure, con i loro commenti senza rete sui social.
Intanto, però, ci sono quelle immagini negate. Quel controllo fastidioso e pericoloso: va bene l’autoproduzione delle società per garantire agli sponsor immagini e tempi corretti di esposizione, ma l’evento va comunque raccontato, nella sua interezza. Ci resta negli occhi una curva vuota mai mostrata, e davanti agli occhi una tribuna stampa piena: che non resti una semplice suggestione.
Totalmente d’accordo col direttore