C’è il Super Bowl e ci sono le superballe. Tralascio l’evento del football americano che eccita soltanto il Paese relativo, ma vengo alle cose del football-soccer-futebol-calcio-foot nel senso del calcio e delle sue ridicole leggi e regolamenti. Tutta roba scritta da chi non lo gioca, non lo vive nelle vittorie e nelle sconfitte, dunque gli arbitri, dunque i capi della Fifa e dell’Uefa, burocrati che si illuminano di niente e radunano idee e le trasformano in norme di gioco.
E così ad ogni partita verifichiamo applicazioni diverse e/o opposte delle stesse, il Var è un’idea come un’altra, il fuorigioco è una chiavica decisa da un millimetro, il fallo di mano è un’altra scheggia folle, l’ammonizione va e viene, l’espulsione è esibita con gesto del ventennio, accade la qualunque, nessuno escluso, ma tutti in coro contro arbitraggi che definire scandalosi è aggettivo morbido.
Prima c’era il grande vecchio, facilmente individuabile tra i dirigenti dei club, oggi il grande vecchio sta nel palazzo, Fifa e Uefa e, a cascata, nelle varie federazioni e leghe. Gli attori veri, calciatori e allenatori, subiscono regole assurde, ma nessuno ha il coraggio di dire basta, di riunirsi per ribaltare il potere. Si procede come prima, peggio di prima.