IL BONUS CULTURA PER 18ENNI FA BENE A TUTTI, NON SOLO AI POVERI

Concedere il bonus cultura solo ai diciottenni di famiglie meno abbienti, secondo me, è un errore.

E’ sbagliato principalmente perché snatura il provvedimento.

I 500 euro, voluti nel 2016 dal governo Renzi e concessi ai neomaggiorenni, hanno una precisa destinazione di utilizzo: possono essere spesi per tutta una serie di attività culturali, per l’editoria, per la musica, per le certificazioni linguistiche.

C’è cioè, insito nella misura, anche un aspetto educativo declinato alla cultura di cui tutti i giovani devono poter beneficiare.

E’ chiaro che i figli di persone con disponibilità economiche elevate potrebbero tranquillamente accedere alle medesime attività culturali pagando in proprio; ma, se non obbligati, lo faranno?

Oppure utilizzeranno i 500 euro erogati da mamma e papà come gli pare, senza nessun controllo?

Le famiglie benestanti saranno anche tutte così capaci di affiancare i propri figli diciottenni nelle scelte di spesa culturalmente migliori o consegneranno di tasca propria la stessa cifra concessa dallo Stato e considereranno il loro compito finito lì?

Che il bonus così concepito vada magari rivisto in qualche dettaglio può anche essere vero: certamente vanno aumentati i controlli per evitare le frodi che, conti alla mano, sono costate, in sei anni, circa 9 milioni di euro.

E se è certamente giusto dare un sostegno alle famiglie meno abbienti bisogna anche trovare un modo che non mortifichi i destinatari del provvedimento: vedo difficile che se in un gruppo di quattro amiche adolescenti una sola può ricevere il bonus perché meno ricca delle altre, questa ragazza sia contenta di dichiarare la propria condizione nonostante l’ottenimento dei 500 euro.

Non essendo io il premier non ho a disposizione i conti dello Stato e quindi posso solo ipotizzare che mettere mano al bonus cultura abbia anche qualcosa a che fare con la mancanza di fondi per mantenere in vita un provvedimento da 230 milioni di euro, dato che anche altri settori reclamano sostegno economico.

Ma anche così fosse, non sarebbe stato meglio cercare una soluzione magari meno ricca ma che non penalizzasse, dal punto di vista dell’accrescimento culturale intendo, nessun diciottenne?

O non sarà che modificare il provvedimento destinando i 500 euro pro cultura soltanto ai più poveri, abbia anche qualcosa a che fare col consenso elettorale?

Domande, dubbi, ipotesi. Gli unici passaggi concessi al cittadino comune che, al momento, può solo stare a guardare.

Ma che fra cinque anni andrà a votare.

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