di LUCA SERAFINI – Lacrime, sangue, terrore e incertezza: sotto l’albero di Natale abbiamo trovato tutto, alla fine di un anno di tenebre e all’inquieto inizio del 2021. Possiamo trovare ovunque sterminati elenchi delle privazioni di vite, personaggi e libertà che il pianeta ha subìto.
Vorrei accendere una lucina, allora, su questo abete piegato e rinsecchito che ci accompagna all’Epifania. Nel tourbillon di cattive notizie che ci ha accompagnato fino ai brindisi finali, forse ne è sfuggita una buona, sia pure tardiva: l’Unione Europea ha approvato nuove regole (che entrano in vigore proprio dall’1 gennaio 2021) sui rifiuti, tra cui quella epocale che vieta finalmente l’esportazione di immondizia di plastica nei Paesi più poveri. Mai più.
Fino ad oggi 1,5 milioni di tonnellate annue in uscita dal nostro continente andavano principalmente in Indonesia e Malesia, Filippine e Vietnam. L’Asia sudorientale è diventata la discarica del mondo. E’ là che Usa, Canada e Regno Unito scaricano i loro rifiuti, ma ora quelle terre sono al collasso e proprio di recente la Malesia ha rispedito al mittente 3.000 tonnellate di plastica.
Solo il 9% delle materie plastiche mondiali viene riciclato, il resto viene bellamente (e spesso illegalmente) fatto marcire nelle discariche del Sud-Est Asiatico, rilasciando fumi tossici pestilenziali.
La ribellione è stata ascoltata soltanto dall’Europa, a quanto pare: il presidente delle Filippine, Rodrigo Duterte, ha minacciato il Canada invano fino ad oggi. “Se non venite a riprendervi 1.500 tonnellate di rifiuti, interrompiamo i rapporti diplomatici con voi, ma prima rimorchiamo la spazzatura e veniamo a scaricarla nelle vostre acque”.
Le tonnellate di rifiuti plastici ed elettronici scoperti in container introdotti illegalmente (con bolle che descrivevano altro materiale trasportato) da Spagna, Regno Unito, Stati Uniti, Australia, Giappone e – di nuovo – Canada, sono a migliaia, ma adesso i porti e i confini del Sud-Est Asiatico vengono chiusi, con la santa alleanza della Cina. La Malesia ha denunciato come in soli 3 anni le importazioni di rifiuti di plastica siano aumentate da 168.500 tonnellate a 456.000.
La ribellione dei poveri e la presa di coscienza degli Occidentali sono un primo, flebile passo avanti. Un filo di luce nell’oscurità di un mondo dove il padrone del buio è diventato, dall’inquinamento al virus, l’uomo. Inesorabilmente. Con il suo cinismo e i suoi complotti quotidiani.
Finalmente ogni tanto da Europei in cima alla lista e non sbeffeggiati dal sistema anglo/americano che anche in questa occasione si scrollano di dosso la sensazione gestione covid imputando ad UE pene, dolori, colpe ed altro.
Vi ricordate il conio del termine “Euro crisis” durante la crisi dei mercati finanziari? Prima 2001 e poi 2008? Un modo per scrollarsi di dosso l’attenzione mediatica e scaricare la crisi addosso ad Europa. Complimenti e grazie per far luce su un fregio europeo. Ne abbiamo tanti Grazie a Dio, tantissimi da italiani. Purtroppo poco pubblicizzati.