di MARIO SCHIANI – Niente falò e niente fuochi d’artificio sulle spiagge: questo Ferragosto dovremo farne a meno. Come sottolineano i mezzi d’informazione, sulle regioni italiane si sta abbattendo una pioggia che non porta alcun refrigerio. E’ la pioggia delle ordinanze che imponendo nella notte limiti e restrizioni a feste e assembramenti in genere, tenta ancora una volta di ostacolare la circolazione del Covid.

Il problema è particolarmente sentito in regioni come la Sicilia dove, se le vaccinazioni non aumenteranno e i contagi, al contrario, non faranno retromarcia, c’è il rischio concreto di un malaugurato ritorno alle limitazioni, ben più gravi dello spegnimento dei falò, imposte dalla Zona gialla.

Nonostante questo ragionare, è prevedibile che molti troveranno le restrizioni ferragostane intollerabili e paragoneranno il divieto a radunarsi sulle spiagge per massacrare in coro “Questo piccolo grande amore” alle deportazioni degli ebrei durante la Seconda guerra mondiale.

A me pare invece che il sacrificio valga la candela. Certo, nessuna restrizione è giusta e decisiva in sé. Sarà facile additare contraddizioni e paradossi, ma è evidente come l’intento sia cristallino: cercare una volta di più di rendere la circolazione difficile allo stramaledetto coronavirus.

Sarà poi vero che non c’è sforzo nel trovare tollerabili le restrizioni quando non ci toccano da vicino. Le ordinanze dei sindaci, siciliani o continentali che siano, non fermeranno infatti il mio personale rituale ferragostano: infilare nel lettore Dvd il dischetto de “Il sorpasso” e guardare il film di Dino Risi per l’ennesima volta.

La scelta del giorno di Ferragosto per questo banale rito è ovvia: il film inizia in una Roma deserta per l’esodo del 15 agosto, prosegue sulla via Aurelia in direzione Civitavecchia e poi su fino a Castiglioncello, in un clima di Italia in vacanza. Sulla Lancia Aurelia B24S, protagonista del film tanto quanto gli attori, troviamo l’esuberante (e un po’ cialtrone) Bruno Cortona (Vittorio Gassman) e il timido e riflessivo Roberto Mariani (Jean-Louis Trintignant). Il primo ha “catturato” il secondo con la sua disinvoltura e l’esempio di una vita senza preoccupazioni e responsabilità: finirà per condurlo, senza volerlo, a una tragica morte.

Ho sempre trovato nel “Il sorpasso” la capacità straordinaria di rinnovarsi anno dopo anno come metafora perfetta di un Paese ancora oggi diviso tra chi è costantemente tentato dall’imboccare le più spericolate scorciatoie, ostentando tanta più sicurezza quanto più il pericolo è chiaro e incombente, e chi timidamente si affida alla ragione e, con ancor maggiore incertezza, tenta di promuoverne l’uso.

Come il Dvd a ogni Ferragosto mi conduce verso lo stesso triste finale, così il Paese, con attori sempre diversi in ruoli sempre uguali, sembra ripetere anno dopo anno il medesimo dialogo tra sordi. Che risentiamo oggi nelle baruffe sul Covid e nelle trombonate sul nazismo degli anti-falò. Con la differenza che Gassman era un grande attore, mentre oggi in giro non vediamo che comparse.