di TONY DAMASCELLI – Meno male che Silvio c’è. Canzone di propaganda elettorale, anno duemila e otto.
Ore concitate, addì quattordici di maggio del duemila e ventuno, forse Silvio non c’è più, i social si eccitano a lanciare la notizia, pare, sembra, forse, si dice, si confabula, si sussurra, il Cavaliere è in affanno, è grave, è gravissimo, al San Raffaele di Milano gli infermieri corrono, come le voci, verso la suite del presidente, minuti frementi, desiderio di arrivare per primi, non gli infermieri ma i cronisti e il popolo, primi a che cosa, al nulla, però il paese è piccolo e la gente mormora, non si sa bene di che cosa ma l’importane è che se ne parli, redazioni giornalistiche in agitazione, pronti i coccodrilli, scritti anche da quelli che gli davano del caimano, lungo pomeriggio di ipotesi, congetture, supposizioni, cresce l’attesa, subentra l’ansia, poi, imprevisto e improvviso, spunta Zangrillo professor Alberto. che si fa riconoscere un’altra volta per il suo bon ton o fair play, in breve per la sua superbia, chiudendo la prima ondata:
“I miei pazienti stanno TUTTI bene. Fatevene una ragione”, parole eleganti, tono raffinato dell’anestesista rianimatore e primario del San Raffaele ospedale in Segrate Milano.
Il caso si sgonfia, i fazzoletti vengono riposti nei cassetti, così i coccodrilli, Berlusconi sta bene, anzi benissimo, i fedelissimi confermano, gli inquilini e le voci di corridoio annuiscono, finisce la sagra del cordoglio, il Paese torna ad occuparsi di vaccini e del ballatoio politico, Salvini è innocente, l’Italia è gialla ma non tutta. intanto il Cavaliere sta per rientrare in una delle sue dimore, a scelta.
Tanto rumore per il nulla. Siamo al punto che diventa una notizia se qualcuno è semplicemente vivo.
Anche l’anestesista Zangrillo se ne è fatta una ragione. Resta la delusione dei manifestanti, resta la miseria di una piazza che abbisogna del sangue come sfogatoio alla propria ignoranza. Meno male che Silvio c’è. Alla prossima.