Insomma, io percepivo lo sfascio, lo denunciavo così, un po’ alla carlona, ma non avevo pezze d’appoggio: andavo, diciamo così, a istinto. E sull’esperienza. Adesso, invece, le prove ci sono: e mi confermano, se possibile in peggio, i miei sospetti e le mie paure.
La storia è una di quelle tipiche del nostro sventurato Paese: un bell’appalto, una torta da spartirsi, e guiderdoni per tutti quelli in grado di oliare i meccanismi, di agevolare, di favorire. Motorini, computer, viaggi, ristrutturazioni, case in montagna, automobili: i corrotti non si facevano mancare nulla di quel repertorio da pezzenti che caratterizza, da sempre, intrallazzatori e manutengoli. La solita vecchia storia: una storia sbagliata. 23 milioni di euro per appalti che valgono piaceri e donazioni d’ogni sorta e che hanno felicitato l’editore Bianchi di Castelbianco e tre funzionari del Ministero, che, dopo essere stati liberati, sono stati nuovamente arrestati.
Glisso sulla vicenda dell’alta funzionaria Giovanna Boda, perché non mi piace speculare su qualcuno che ha cercato di uccidersi a causa dell’indagine che l’ha toccata, e solo per questo non parlo di questa figura apicale. Parlo, però, degli altri e dico che ormai i vertici della scuola non meritano più l’oblio: meritano la cancellazione.
Oltre a tutto il resto, ora scopriamo che il Ministero più importante per la cultura del Paese è anche un luogo di corruzione: e questa gente decide del futuro della nostra eredità più preziosa, ovvero i nostri figli. E’ tempo di dire basta: di chiedere a gran voce che la scuola cambi drasticamente, completamente, radicalmente. E’ inaccettabile che proprio da dove dovrebbe venire l’esempio educativo venga, viceversa, una simile lezione di malaffare: ma cosa diavolo dovrebbero pensare gli studenti? Vessati, ingannati, presi in giro, davvero c’è da chiedersi che cosa aspettino a mandare a quel paese tutto e tutti?
Avrei voluto scrivere un articolo ironico: pieno di satira e di felici antifrasi. Scusatemi, ma non mi viene: non riesco più a riderci sopra. Il vedere una scuola che agonizza, senza fondi, senza professionalità, senza un minimo di buonsenso, mentre questa gente gavazza, tra regalie e affitti pagati, mi toglie ogni voglia di allegria: mi mette, invece, una gran voglia di mollare il computer e andare là sotto il Palazzo. Per fare giustizia, una volta per tutte: per quegli studenti, quei professori, quei bidelli, che fanno ancora il loro dovere, nonostante tutto. Malgrado il MIUR.