HARRY, AVESSE DETTO

di CRISTIANO GATTI – Quanta enfasi, in giro per il mondo, nel raccontarci la scelta di Harry e Meghan, i giovani reginetti del Regno Unito che hanno rinunciato al titolo di “reali senior” (dio solo sa che significa, da quelle parti), per scegliere una vita normale, con un proprio lavoro e una propria indipendenza economica.
Eppure. Non serve essere necessariamente dietrologi e odiatori per capire che la scelta non è soltanto dettata dalla dignità e dall’orgoglio, ma anche e soprattutto da un’insanabile bega di famiglia, di lunga data.
Ma queste, in fondo, sono questioni domestiche che dovrebbero riguardare solo loro. Tutti possiamo trovarci tra i piedi una nonna rompiscatole e invadente, ciascuno se la gestisce a modo suo.
Di interesse molto più generale è invece il valore e l’impatto della notizia a livello planetario. I due ragazzi ribelli ne stanno uscendo un po’ martiri e un po’ eroi, quasi santi.
Che noia. Sinceramente, senza pescare nella retorica da basso mercato, io direi che sono molto più eroi, e anche più martiri, i ragazzi nostri che tutti i giorni provano l’autonomia vera e faticosa sulla propria pelle, cercando un lavoro che non c’è, e che quando c’è risulta il più delle volte umiliante, tipo i quattro-cinquecento euro al mese in un call-center, contratto precario, zitti e pedalare.
Sarà che sono repubblicano fino al midollo, che non sopporto le monarchie, i sovrani, le loro beghine di famiglia, e soprattutto i popoli che ancora amano farsi chiamare sudditi da un casato di sedicente sangue blu, come se il Padreterno nel crearlo avesse scelto un colore speciale, perchè no metallizzato.
Sarà che ho questo paraocchi, lo riconosco, ma dei due ragazzi inglesi che cercano la normalità non riesco a cogliere la grandezza. Per dirla tutta, credo proprio che la loro “indipendenza economica” non sarà così problematica, E che quindi la loro scelta non sarà comunque da annoverare tra le valorose scelte francescane.
Buona fortuna a loro, comunque, se almeno sono sinceri. Dal mio punto di vista, le quintalate di settimanali che da qui in avanti invaderanno le case delle signore bene e le sale d’aspetto delle pettinatrici sono tutta carta sprecata. Se è permesso un poetismo, chissenefrega.

Un pensiero su “HARRY, AVESSE DETTO

  1. Cristina Dongiovanni dice:

    Beh non è certo un ritorno alle origini, basta poco a prenderlo per il solito polpettone di banalità sui perché e sui che dirà . Ma tra le tante che si vedono sui rotocalchi più inutili forse questa “grande svolta” così prorompente e altisonante qualche curiosità in più la suscita. Ma quanti saranno effettivamente gli obblighi di corte di queste povere principesse e di questi poveri principini “corsettati”, spalle dritte testa alta parla solo dopo la nonna? Forse non sappiamo immaginarli noi gente del popolo, e magari bisognerebbe proprio finirla sta commedia! Si, mi chiedo solo quanto si riesca effettivamente ad essere liberi da questo incaprettamento istituzionale anche lontano dai palazzi e dagli obblighi di corte. Certo, sono tanti i personaggi costretti ad una vita supersorvegliata per scelte di ruolo, ma che nel 2020 ci si debba sentire under pression per motivi così arcaici e soprattutto così poor, un po’ frustrante lo è. E poi, parliamoci chiaro, uno si stanca pure nella vita di percorrere settanta metri per andare a fare colazione, tutte le mattine, appena sveglio. No no, va bene un normalissimo quadrilocale; a cena fuori continueremo ad avere la scorta, ma che non stia troppo sul collo per favore. Fateli vestire pure malaccio, che si confondano bene con la folla così non li noteremo.

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