GUIDA PRATICA ALLA FINE DI UN AMORE (E ALL’AMORE SENZA FINE)

Nella mia attività di clinico, la fine di un amore è per molti esseri umani una delle esperienze più dolorose della vita. Si sta tanto male che la crisi di un rapporto sentimentale rappresenta uno dei motivi per cui più frequentemente si chiede sostegno psicologico.

Eppure si tratta di un’esperienza sostanzialmente inevitabile e anche utile dal punto di vista della crescita personale. Sono pochissime le coppie che si formano da adolescenti e poi durano tutta la vita, senza che entrambi i partner abbiano altre storie sentimentali e sessuali. E non è detto che ciò rappresenti necessariamente un bene.

Quindi, è abbastanza probabile che ciascuno di noi abbia 2,3,4,5,6 rapporti davvero importanti dal punto di vista affettivo e che ognuno di essi, tranne quello in corso, finisca perché lasciamo o siamo lasciati. Quando ciò avviene, alcuni di noi stanno davvero male. Quelli più avveduti, possono stupirsi o addirittura colpevolizzarsi perché riconoscono di non aver sofferto tanto in occasione di eventi oggettivamente più gravi, come la morte di una persona cara. Perché ciò avviene?

Si sta tanto male, mettendo da parte per un attimo sia gli aspetti affettivi che quelli materiali, perché la fine del rapporto comporta un attacco alla nostra identità. Quando ci si innamora, il partner ci attrae, oltre che per gli aspetti fisici e sessuali che inizialmente sono determinanti, perché ci restituisce un’immagine idealizzata di noi stessi. Il patto segreto tra innamorati è: credo che tu sia esattamente come vuoi essere, a patto che tu mi creda proprio come io desidero essere. Questa è la magia dell’innamoramento: reciprocamente l’altro ci fa sentire unici, totalmente accettati, coincidenti con l‘immagine ideale di noi stessi.

Quando finisce un amore, invece, oltre a perdere l’altro, va in frantumi la nostra immagine di noi stessi e ci viene proposta una versione di noi con difetti, mancanze, errori. L’altro ci dice, dopo averci conosciuto bene, che non siamo quelli che inizialmente sembravamo, siamo peggio, poco o molto. Oltre alla dimensione affettiva, che ovviamente è importante, è la messa in discussione di noi stessi a ferirci e a lasciarci interdetti. Si dice che nel caso delle dipendenze, le persone che scelgono come oggetto d’amore le sostanze e non altri individui, lo facciano anche perché una bottiglia, una polverina, una macchinetta non ti diranno mai “io non ti voglio” o “tu non mi piaci più”, affermazioni che capiteranno senz’altro a chi ha una relazione con una persona. Scegliere di affidare il proprio benessere alla presenza o meno di cocaina, alcool o altro, a parte i gravi effetti collaterali, sarebbe dunque una scelta “vile”, attraente per chi teme e non regge il confronto con un’altra persona, che inevitabilmente a volte ci confermerà e a volte ci deluderà.

Che succede allora, quando finisce un amore? Molti, dopo un tempo che può essere breve o più lungo, si metteranno alla ricerca di un nuovo partner, quello che ci riproporrà un’immagine di noi più che dignitosa (ovviamente, l’ideale di sé varia da persona a persona). Solo pochi intuiscono che in ciò che dice il vecchio partner c’è qualcosa di dolorosamente vero, quali che siano i difetti dell’altro che a nostra volta abbiamo perfettamente individuato, su cui sarebbe utile riflettere se si desidera crescere. Sarebbe sempre importante prestare attenzione all’immagine di noi che hanno coloro che ci conoscono bene, anche quando non ci piace.

Insomma, l’amore vero non è tra due persone che inconsapevolmente giocano a sentirsi perfetti, ma tra due esseri umani che scelgono di stare insieme, riconoscendosi anche limiti, paure, incapacità, fragilità e che, non per questo, smettono di amarsi. Allora, l’amore è a prova di verità e diventa mutuo sostegno.Pubblicità

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *