Ho scritto Qatar? Bene, la Fifa, il governo mondiale del calcio che conta un numero di nazioni superiori a quelli dell’Onu, ha spedito un messaggio a tutti i partecipanti iscritti, dunque calciatori, allenatori e tesserati vari, di astenersi da qualunque parola, critica, censura e direi opinione, su aspetti religiosi, politici, sociali inerenti al Pese ospitante.
Questa sì che è democrazia, ce lo insegnano lo svizzero Infantino Gianni e la sua orchestra, nel timore di perdere il potere e tutto ciò che comporta, tipo denari e sponsorizzazioni, dagli emiri squisitamente portati alla tolleranza, zero. Dinanzi al monito di Zurigo non c’è stato un solo fiato, nessun inginocchiamento a centrocampo, nessuna maglietta con frasi di contestazione, nessuna dichiarazione avversa, a parte Klopp, l’allenatore del Liverpool, menzione di merito.
Ma in generale il mondo del calcio è questo, l’ipocrisia totale che si scarica nelle accuse agli arbitri per un rigore fischiato e per il “Varricidio” che sta violentando il gioco. Si andrà in Qatar con l’etichetta di Peace che fa tanto fighetto e non impegna, si va in Qatar come si andò in Argentina nel ‘78, senza pensare ai morti (seimila) sepolti nel nome della Coppa del mondo e dell’impero di un sultano. Tutti felici e contenti, accolti da inchini e narghilé, del resto quello che conta è che lo spettacolo continui.