GUAI A CHI FIATA SUL QATAR

Ultima settimana di serie A. Per chi si fosse distratto, segnalo che da domenica prossima al quattro di gennaio del duemila e ventitré, chi vive di football e tivvù dovrà concentrarsi sul Qatar e sulla Coppa del mondo che non ci riguarda proprio per nulla, maledetta la Macedonia.

Ho scritto Qatar? Bene, la Fifa, il governo mondiale del calcio che conta un numero di nazioni superiori a quelli dell’Onu, ha spedito un messaggio a tutti i partecipanti iscritti, dunque calciatori, allenatori e tesserati vari, di astenersi da qualunque parola, critica, censura e direi opinione, su aspetti religiosi, politici, sociali inerenti al Pese ospitante.

Questa sì che è democrazia, ce lo insegnano lo svizzero Infantino Gianni e la sua orchestra, nel timore di perdere il potere e tutto ciò che comporta, tipo denari e sponsorizzazioni, dagli emiri squisitamente portati alla tolleranza, zero. Dinanzi al monito di Zurigo non c’è stato un solo fiato, nessun inginocchiamento a centrocampo, nessuna maglietta con frasi di contestazione, nessuna dichiarazione avversa, a parte Klopp, l’allenatore del Liverpool, menzione di merito.

Ma in generale il mondo del calcio è questo, l’ipocrisia totale che si scarica nelle accuse agli arbitri per un rigore fischiato e per il “Varricidio” che sta violentando il gioco. Si andrà in Qatar con l’etichetta di Peace che fa tanto fighetto e non impegna, si va in Qatar come si andò in Argentina nel ‘78, senza pensare ai morti (seimila) sepolti nel nome della Coppa del mondo e dell’impero di un sultano. Tutti felici e contenti, accolti da inchini e narghilé, del resto quello che conta è che lo spettacolo continui.

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