GRAZIE, MA PREFERISCO GUIDARE IO

di GHERARDO MAGRI – La notizia si presenta quasi con i connotati della curiosità surreale: in Texas, due persone a bordo di una Tesla model S muoiono in un incidente stradale: l’auto esce di strada, prende fuoco e purtroppo non c’è scampo per i poveri malcapitati. Nessuno dei due era al posto di guida. Uno sedeva al posto del passeggero davanti e l’altro comodamente dietro.

Purtroppo, la cronaca annovera ventisette incidenti simili, ma sappiamo bene che solo quando ci scappa il morto se ne comincia a parlare. Stavano provando l’ebbrezza dell’“Autopilot”, nome già contestato fin dall’inizio al fondatore di Tesla – Elon Musk – che voleva forzare il concetto di una guida autonoma, indipendente, sicura e confortevole. Chi riuscirà a tagliare il traguardo per primo vincerà sul mercato, mettendosi alle spalle tutti i concorrenti.

Il mito di non fare più sforzi al volante, facendoci trasportare dall’elettronica intelligente in completa sicurezza, è una delle frontiere più attraenti del futuro per una gran parte di potenziali piloti, sempre più riluttante a compiere l’unica cosa da fare quando si entra in auto: guidare. Una specie di comodo taxi senza il tassametro. E senza il tassista. La funzionalità e il servizio sopra ogni cosa, la passione della guida e le abilità del conducente cancellate per sempre.

Già oggi le auto sono piene di optional che ci stanno preparando a cambiare mestiere: il parcheggio completamente fai-da-te, i sensori che ti avvertono del cambio corsia, gli avvisi acustici e le frenate automatiche anticollisione, i limitatori di ogni tipo e il controllore del tuo stato psichico e del sonno, ecc. ecc..

Tutti gadget intelligenti che ti proteggono ma, allo stesso tempo, ti privano prima o poi della capacità più importante quando sei responsabile di un mezzo in movimento: la pronta reazione all’imprevisto, per evitare il peggio. Una trasformazione darwiniana che porterà alla scomparsa del piacere della guida e dei veri appassionati delle quattro ruote. Ma inevitabilmente anche a una deriva di generale distrazione.

Se tutto ciò porterà  a un evidente saldo positivo in termini di reale sicurezza, ne varrà la pena. La tragica notizia della morte dei due americani, però, non è certo una bella partenza e dimostra che una totale autonomia alla guida è tuttora un classico oppio dei popoli, e che di strada da fare – anche in senso letterale – ne resta ancora tanta. Di sicuro non eliminerà mai una variabile che resisterà a qualsiasi tecnologia, anche la più innovativa: la stupidità umana. Cioè, i bulli che vorranno strafare, sfidando le regole, portando al limite i sistemi di controllo, lo potranno ancora fare tranquillamente. Non ne sappiamo ancora abbastanza del tragico incidente texano, ma si è saputo che la velocità era elevata in un percorso piuttosto tortuoso, con nessuno al volante: il sospetto che volessero provare un’emozione estrema sorge spontaneo. Vedremo le indagini.

Pur essendo attratto dalle novità, preferisco rimanere un inguaribile romantico e godermi la guida assolutamente dipendente solo da me. Quando salgo in auto, spesso disattivo i sistemi elettronici e metto alla prova pratica i miei riflessi, rimanendo molto concentrato su ciò che faccio. Un ottimo allenamento che ti tiene in forma. E quando arriverà l’auto del futuro, che andrà completamente da sola, vuol dire che prenderò il pullman.

 

Un pensiero su “GRAZIE, MA PREFERISCO GUIDARE IO

  1. giacomo buzzetti dice:

    se devono togliermi anche il piacere della guida allora, giustamente, prenderò i mezzi pubblici…sperando che l’autista sia sobrio.

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