GLI SPUDORATI CHE CHIEDONO AL FISCO DI SALVARE IL CALCIO CIALTRONE

Ultime dal resort calcio italiano: il governo non può opporsi alla richiesta di una dilazione o rinvio del pagamento di quel mezzo miliardo di tasse dovuto dalle società di serie A. Il football deve vivere, tiene in vita il Paese, anzi lo Stato.

La tesi è sostenuta, fra gli altri, da Dallera Daniele, maestoso capo dello sport del “Corriere della Sera”, giornale di Cairo presidente del Torino, peraltro in linea con altre voci, tutti cavalieri della favola rotonda, tanto per restare nell’epica romanzesca.

Capisco la crociata, non si può fare a meno della Juventus e delle altre sorelle, non si possono cancellare domeniche riservate invece alla partita di pallone. Su questo ci siamo, ci mancherebbe pure. Ma io vorrei sapere perché si faccia un parallelo con cinema e teatro che godono di sostegni contabili, mentre il calcio no?

Sembra molto elementare, perché cinema e teatro non sparano in piazza emolumenti faraonici, salari da far arrossire gli sceicchi, non truffano i bilanci, non versano all’estero stipendi e affini. Esempio: l’Inter è fra quelle che chiedono l’aiuto, ma perché ha dovuto accettare i venti milioni di buonuscita dell’allenatore Conte?

Uno su mille non ce la fa, al grido di chiagne e fotte, il mondo del football prosegue la sua falsa marcia sociale, fa pagare il conto al popolo pubblico, il tifoso abbocca, i giornali titolano di mercato mentre i dirigenti rovistano nei cassonetti alla ricerca di qualche rimanenza utile, gli arbitri scoprono di avere un infiltrato, pure capo indagini, che sniffava e smerciava, un calciatore viene condannato ad anni sei per stupro però seguita a partecipare alla vita sociale e agonistica del club, alcune squadre, già affogate di debiti, giocano amichevoli di lusso in attesa della ripresa del campionato.

Il totale inviterebbe all’esilio sulle Far Oer e invece è partita la propaganda, l’appello alla solidarietà, la richiesta di pace, il bonus facciata di bronzo, nella mano il ramo d’ulivo però colpito dalla xylella.

E’ un bel leggere, un bel vedere, un bel sentire. Tranquilli, il 4 gennaio si ricomincia, stesse parole, stessi soldi, stessi debiti. Il calcio salverà il Paese. O, forse, il contrario.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *