GLI EROI QUALUNQUE CHE VANNO A PRENDERSI LE COLTELLATE

Nessun supereroe, vestito con tuta aderente e mantello, scarpe con i razzi alle suole, ragnatele che escono dai polsi, auto che nuotano e volano. Nessun eroe, quelli che vivono per le cause perse, per i deboli, per cause e valori in cui credono magari fino al costo della propria vita. Nessun impavido, quelli abituati a vivere petto in fuori, testa alta, sfrontatezza anche al cospetto dei più grossi, dei più forti, animati di orgoglio, senso di giustizia, magari da un filo di ego sopra le righe.

A Milano la storia è invece di due persone normali, due cittadini comuni. Due uomini. Due uomini veri: nel senso di carne e ossa, nel senso di sentimenti reconditi sgorgati dall’istinto incosciente che li ha portati a rischiare sé stessi, per difendere il prossimo. Due di quelli che potrebbero voltarsi dall’altra parte, due di quelli per cui magari diciamo chi glielo fa fare, eppure fanno.

Carlo, 68 anni, era appena uscito di casa sbucando dal portone del civico 27 di viale Brianza. Ha visto un nordafricano aggredire una ragazza di 23 anni che passeggiava sul marciapiede con il fidanzato. Si è buttato a corpo morto per proteggere la giovane, mentre il fidanzato di lei già sanguinava colpito al torace dal coltello dell’aggressore.

Ferito alla spalla dalla lama del malvivente, Carlo è caduto sbattendo la testa.

E’ in quel momento che Giovanni, 57 anni, seduto a un bar poco distante a gustarsi una bella birra, si è accorto del trambusto ed è scattato verso la scena della colluttazione. Si è buttato nella mischia venendo ferito a un braccio, ma almeno ha messo finalmente in fuga il delinquente che aveva già colpito, quello stesso giorno, altri sventurati passanti nei dintorni. Sanguinando dal giubbotto squarciato, Giovanni è rientrato al bar gridando al titolare di chiamare il 112.

Nessuno è in pericolo di vita. Nessuno ha voglia di raccontare l’accaduto, adesso, perché quando scende l’adrenalina e la mente ripassa quelle scene, fotogramma per fotogramma, ecco è solo allora che sale la paura. Quella che non hanno avuto quando il loro istinto incosciente, appunto, è stato spinto fuori dal corpo con la forza del loro cuore, della loro umanità. Senza esitazioni, senza calcoli, senza niente di super né di eroico. Semplicemente, da uomini.

Quella zona della metropoli adiacente la stazione Centrale, se non è proprio l’antico Bronx poco ci manca. Gli episodi cruenti non sono quotidiani, ma frequenti, di giorno e di notte, anche dopo il rifacimento del grande giardino sul lato della fermata dei pullman diretti all’aeroporto di Orio al Serio. E’ un quartiere dove una donna di 90 anni fu uccisa in casa sua, a colpi di ferro da stiro in testa, da due latinoamericani per il misero bottino di 40 euro in contanti e un anello da 300.

Il presidente del comitato dei commercianti del rione, Loris Reale, minimizza (“Questi episodi sono rari, catalogare quest’area come pericolosa è controproducente, può solo peggiorare le cose”). Salvo poi ammettere che non è difficile imbattersi in drogati, alcolizzati, disperati di ogni risma.

Ma ancor più difficile è imbattersi, nel mondo vicino e lontano dalla Stazione Centrale milanese, in qualche Carlo e Giovanni disposti a buttare i loro biglietti per salvare il viaggio di uno sconosciuto in pericolo.

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