GIUSTO CHE IL CALCIO CIALTRONE SIA FUORI DAI MONDIALI

Siamo messi malissimo. Non andremo ai Mondiali, ma ci andranno i nostri arbitri. Peggio di così soltanto Equitalia.

Davvero un bel calcio quello che sappiamo offrire, stadi cadenti, strilli razzisti, football mediocre, polemiche che Aldo Biscardi a confronto era il convegno dei Cinque, dirigenti delle cosiddette istituzioni, Figc, Leghe varie, con la stessa faccia da trent’anni, scambio di ruoli tipo l’esercito di Franceschiello, tutti chilli che stanno a prora vann‘a poppa, chilli che stann’ a poppa vann’a prua.

E poi ci meravigliamo che le nazionali di Ventura o Mancini che siano, non si qualificano per il Mondiale. Davvero una bella compagnia, ogni partita riserva momenti di grande comicità, tra un segno della croce e un “camadoi”, tatuaggi, creste e tagli di zazzera da rave party, arbitri allo sbaraglio, ultima generazione di opinionisti, gli ex calciatori che, tipo Bobo tv, si fanno la loro emittente e sparano sentenze di etica e deontologia con rarissime e faticose frequentazioni della lingua madre e con itinerari sghembi nella grammatica italiana.

Non c’è più religione, eppure il rito resiste al logorio del calcio moderno, sarebbe opportuna una bonifica immergendo le parti basse nella bevanda del famoso carciofo. La butto sul ridere perché altrimenti si dovrebbe pensare a un colpo di stato del governo calcistico, al commissariamento, alla serie A a 16 squadre, all’esclusione di chi ha più debiti che spettatori, al divieto di utilizzo di stranieri oltre al numero di 5, al blocco dei tesseramenti per stranieri nei settori giovanili. Tutta roba così bella da essere impraticabile.

Ecco perché è sempre meglio parlare e scrivere di un rigore non dato e di quello invece fischiato. Dai, su che tocca al Milan e domani c’è la “ciampion”.

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