GIUSTIZIA SPORTIVA DAL COMMA AL COMA

Non si tratta di parlare della Juve, di stabilire se abbia davvero combinato porcate solenni oppure se sia bersaglio di pidocchiose congiure. Non è di questo che bisogna parlare, adesso. C’è qualcosa di più grottesco – e anche di più mortificante – dei 15 punti tolti o restituiti: c’è la giustizia sportiva.

Siamo chiaramente davanti a uno spettacolo che ha molto a che fare con la farsetta, stando almeno agli effetti pratici: gli stessi che poco tempo fa hanno spinto come boia per assegnare una punizione esemplare alla Juve, da qui i 15 punti, se ne sono saltati fuori dicendo che effettivamente, ripensandoci bene, considerando meglio la questione, sì, questa punizione non sta in piedi, è frettolosa e ingiusta, meglio ripartire da capo e riconsiderare il caso in modo più calmo. Farlo subito proprio non se ne parla, vero? Si chiamerebbe accusa, tu pensa cosa potrebbe inventarsi la difesa.

Che cosa resta, di questa nuova messinscena all’italiana? Resta un’altra mattonata alla credibilità della giustizia sportiva, che già di suo non se la passava benissimo, in quanto a reputazione e rispetto. Certo che i legulei dell’istituzione sportiva saranno lì a indignarsi perchè il popolo rozzo non capisce quanto sia meditata e raffinata la loro posizione. Per confermare d’essere inattaccabili e integerrimi, citeranno articoli, giurisprudenze e comma. Ma dal comma al coma il passo è brevissimo. La gente, gli italiani, i cittadini vedono solo l’effetto sostanziale delle acrobazie legali. Questo resta, e non è niente di buono. La pietosa vicenda dei 15 punti ballerini, che prima sconvolgono il Paese e poi lo risconvolgono una seconda volta in retromarcia, consolida definitivamente una certezza popolare ormai diffusa: c’è solo una cosa peggiore della giustizia italiana, la giustizia sportiva italiana.

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