IDEA ANTISTRESS: TAVOLATA NATALIZIA CON PIZZA AL TRANCIO

Pochi giorni a Natale e io già rimpiango quel bel lockdown dell’anno scorso che aveva imposto, per legge, i festeggiamenti con un numero limitato di invitati.

Lo so, dopo un’affermazione del genere non si faticherebbe ad etichettarmi come degna sodale del Grinch, mostro verde che detesta le feste; ma tenterò ugualmente una personale arringa di difesa.

Ciò che di buono c’era nel 2020 non era soltanto il carico di lavoro contenuto perché erano sospese le riunioni familiari; c’erano anche certezze su cosa si poteva o non si poteva fare, su quanti e quali congiunti si potevano invitare e tutto ciò dava la possibilità di organizzarsi.

Quest’anno no: tra regioni in giallo, in aumento, Omicron che muta alla velocità della luce e l’incognita bambini (che dovrebbero essere la gioia di tutte le case a Natale, mentre quest’anno sono additati come i principali veicoli di diffusione del virus), di certezze su come muoversi ce ne sono ben poche.

Ciò nonostante le feste incombono e una propria posizione bisognerà pur dichiararla: chi invitiamo? Quando? E se arriva anche qualche ospite inatteso che vuole fare una sorpresa? Cosa facciamo, gli chiediamo il green pass per farlo entrare in casa?

L’incertezza è, confesso, ciò che veramente mi uccide: mille idee affollano la mente e non so mai da che parte cominciare.

Stavolta mi è stato assegnato il pranzo del 26 dicembre, che è data peggiore rispetto alla vigilia e anche al giorno di Natale, perché arriva come terzo appuntamento a tavola, quando nessuno ha più tanta fame, ma soprattutto quando non c’è il tempo né di fare la spesa degli ingredienti più freschi, né di preparare, perché i giorni precedenti sarò a mia volta ospite di qualcuno.

“Semplificare: facciamo gli spaghetti al pomodoro”, è il mantra risolutivo di mio marito.

Sì, ma anche una semplice pasta al sugo non è che si prepara da sola; e poi, andiamo, come faccio a proporre una pietanza così ordinaria proprio il giorno di Santo Stefano, quando avremo ospite quella zia che non viene mai?

“Non preoccuparti, l’importante è stare insieme”, prosegue serafico il mio lui. Eh, sarà anche vero, ma mi dispiace perché finisce sempre che il mio pranzo, o la mia cena, del periodo delle feste è mediamente peggiore di altri preparati in periodi più tranquilli dell’anno, al di sotto delle mie reali capacità in cucina.

Infine c’è la questione Cenerentola.

Non sapete cos’è? Ve lo spiego subito: quando attendo ospiti per pranzo (e non essendo io provvista di servitù), succede sempre che la mattinata cominci prestissimo per le preparazioni che richiedono la freschezza del momento.

Pur muovendomi in totale agilità tra cucina e sala da pranzo, tra sfumatura dell’arrosto e scelta dei calici di cristallo, succede sempre che arrivino gli ospiti mentre non sono ancora del tutto pronta, e più di una volta ho aperto la porta col fiatone, con ancora indosso il grembiule e con in mano il cucchiaio di legno. Che stress!

Mi sta venendo un’idea: pranzo del 26 a base di pizza da asporto.

O raccoglierò un sonoro applauso o una ferale critica, delle due l’una: ma tant’è, ho deciso di rischiare. Per sopravvivere.

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