GIOCHI TAROCCHI

Non è un caso di mal comune mezzo gaudio, né di sicuro può consolare gente come noi ormai abituata a navigare tra plusvalenze gonfiate, esami di italiano taroccati, tamponi farlocchi, fidejussioni false, bilanci redatti dai contabili della Walt Disney.

Adesso dobbiamo apprendere che lo sci emula il calcio nella mistificazione, nel broglio, nel trucco. E’ un colpo basso, casomai, per chi pensava, credeva, sperava che l’aumma aumma fosse confinato o comunque prerogativa saliente tra i recinti del pallone.

E invece. Invece. Le nubi si addensano sui picchi innevati a una settimana dai Giochi invernali di Pechino 2022. Ce lo ha buttato in faccia “La Repubblica” riferendo che il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) avrebbe avanzato sospetti su alcune qualificazioni, per cui alcuni atleti sarebbero riusciti ad avere il pass olimpico grazie a “prestazioni frenate di altri colleghi che avrebbero dimenticato come sciare, di punto in bianco”.

Lo scoop fa nomi e cognomi: Federico Vietti e Michele Gualazzi, alla faccia della Federazione che aveva fatto salire da 153 a 157 gli sciatori azzurri ammessi a Pechino. Ma con loro sarebbero nel mirino della giustizia sportiva numerosissimi altri atleti mariuoli.

Nell’articolo firmato Marco Mensurati e Fabio Tonacci si rivelano i sospetti scaturiti dopo tre competizioni (Dubai, Kolasin e Malbun) in cui sarebbero stati assegnati gli ultimi biglietti per Pechino 22 a sciatori di Paesi dove non è mai caduto un fiocco nella storia, ampliando la rosa delle nazioni partecipanti, con la conseguente ridistribuzione dei fondi e l’aumento dei diritti televisivi.

I risvolti sono raccapriccianti: minacce di morte al cancelletto; un indiano, un kirghizo e un saudita che realizzano un exploit unico a Dubai senza mai più ripeterlo neanche lontanamente; atleti già qualificati che non si presentano alle gare successive.

Poi la denuncia di un minorenne che sostiene di essere stato brutalmente invitato ad andare meno veloce in Montenegro, a Kolasin. Tappa organizzata (qui si può scappare dal raccapriccio e ridere fragorosamente) dalle federazioni di Timor Est e della Giamaica. Capite? Timor Est e la Giamaica. Vero, è capitato che i campioni del mondo di vela fossero degli svizzeri, ma insomma anche l’ispettore Clouseau avrebbe avvertito puzza di bruciato tra gli abeti, dove scendevano slalomisti est-timoresi e giamaicani. C’è un limite a tutto, anche nello sci. Forse.

Risparmiamoci ora le riflessioni sullo spirito olimpico, sull’etica, sul disgusto. Vediamo il bicchiere mezzo pieno di neve: nello sci gli organi preposti all’ispezione, al controllo, alle indagini, sia pure di fronte a eventi così sfacciati e pacchiani, funzionano. Se funzionano anche processi e punizioni, il calcio apprenderà finalmente qualcosa e cioè che chi sbaglia deve pagare. Duramente, sissignori, anche nello sport dove non è più candido come la neve nemmeno lo sci.

 

 

 

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