GILETTI MOSCOVITA E NARCISO, GIUSTO UN PELO

Lui può. Dove nemmeno il papa arriva, arriva lui. Ubi Giletti minor cessat, perché è lui la superstar, ecco qua l’ennesima conferma.

Non che il dubbio ci rendesse insonni, ma se Giletti arriva sulla Piazza Rossa a Mosca, per condurre la puntata delle puntate del suo “Non è l’arena”, ormai siamo in pieno kolossal hollywoodiano, qui si riscrive la storia dell’avanspettacolo, dei lustrini e delle pailettes, squillino le trombe, rullino i tamburi.

Tutto sembra essere pronto, i visti e i vestiti, “lui, videomaker, operatori e tecnici hanno lavorato al meglio e in una situazione di grande rischio per offrire al pubblico un racconto inedito e originale”, ci fa sapere La7.

Che sia inedito e originale è fuor di dubbio, ma è pure certo che sia inutile e gratuito. Il giornalismo se n’è andato da un pezzo, non conta cosa ma come.

Pare una mania, tutti ora vogliono andare a Mosca, cominciando da Salvini, vorrebbero almeno, ma dove i più incontrano ostacoli, veti e diffide, lui, da grande ostacolista qual è, ignora i confini e scavalca la polemica.

Già sappiamo come ci ammansirà, il giornalismo va fatto sul posto, bisogna esserci, e vallo a spiegare al fotoreporter francese morto pochi giorni fa in Ucraina.

Attorno alla superstar, danzeranno il nipote di Gramsci, la portavoce di Lavrov e industriali italiani che hanno rapporti commerciali con la Russia, tra gli altri, con il serio rischio che l’unico a trovarsi a Mosca in realtà sia lui, Giletti. Dalle colonne di “Repubblica”, la produttrice esecutiva del programma Rachele Fontanesi fa sapere: “Noi, certo, vorremmo il conduttore a Mosca, ma eviteremmo volentieri una situazione in cui si trovasse da solo in trasferta e con gli ospiti da intervistare tutti nello studio romano. Sarebbe surreale”.

C’è speranza dunque. Nel caso, qualcuno percepirebbe la situazione surreale, anche se non sono sicuro che questo sia il pensiero del mattatore. Lui ci andrebbe comunque, esserci a qualunque costo dice lo statuto.

È inutile spingersi oltre, chiedersi il perché e il per come di tanto e tale protagonismo, serve rassegnarsi e prendere l’uomo per quello che è. Voi fate i dibattiti, scrivete commenti, state comodi nei vostri studioli a Milano o a Roma, io no, io sto nell’occhio del ciclone. En passant, intendiamoci, fa parte della tournée, narciso non conosce steccati pur di mostrarsi bravo e bello e coraggioso.

E pazienza se poi gli altri, gli invidiosi, spareranno a zero, nella storia resterà lui, Giletti al fronte, Giletti a Mosca, Giletti ovunque sia inutile esserci ma faccia sensazione. Già lo vedo spiegare la rava e la fava su come sono andata le cose, “vedete cari telespettatori….”

Capace pure ci racconti che ha provato ad avere in collegamento Putin e che per un nonnulla è sfumato l’accordo.

Esagero? Forse, ma per SuperMassimo tutto è possibile, correrebbe qualsiasi rischio pur di dare il contributo alla causa. La sua. E a patto che vi siano una telecamera e un truccatore nei paraggi. Comunque chi se ne importa, dopo tutto, sono soldi di Urbano Cairo, il suo padrone, Cairo il visionario, quello che paga la spedizione di Giletti in Russia, ma magari si dimentica del 2 Giugno sui suoi giornaloni.

Poi vai a sapere: può anche essere che all’ultimo non se ne farà nulla, qualche insormontabile impedimento manderà tutto a monte, ma io spero sinceramente che non accada. Chi potrebbe reggere il pippone sulle mille traversie, sul fatto che è stato fatto il possibile e l’impossibile, ma qualcosa o qualcuno s’è messo di traverso e non gli ha permesso di svolgere il proprio lavoro, anche se quale esattamente non è chiaro.

Passi Narciso, ma narciso martire decisamente no.

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