Parole mille. E ricordi ancora. Non so quando mai finirà questa processione, altri minuti di silenzio, l’album delle figurine è sempre più vuoto di sorrisi, restano le lacrime e la memoria che schiuma rabbia, perché a cinquantotto anni non c’è logica, non c’è spiegazione, ma è la morte.
Meglio così, Gianluca, queste ultime stagioni non hanno mai visto il sole caldo ma soltanto nebbia, come accadeva a Cremona e a Pizzighettone, gli asili dei primi giochi, in attesa del parco divertimenti a Genova e a Torino e infine a Londra, la terra inglese che stava nei tuoi sogni e nei tuoi progetti, me ne parlavi ogni giorno e quando arrivò il Chelsea fu come salire sulla giostra più bella. Non immaginando che avresti concluso il tuo giro proprio in quella città, lontano da noi eppure vicino a tutti, un campione senza maglietta, furbastro e birichino, potente e agile, Stradivialli e Barbaresco per Gianni Brera, Violino per i sodali alla Juventus, padre per i ragazzi della nazionale della finale di Wembley.
Cinque anni, gli ultimi, nella speranza degli altri e nella consapevole attesa tua, senza lamenti, senza appelli se non all’attenzione per la salute, proprio tu che fosti il bersaglio di malefiche insinuazioni, le cosce ipertrofiche fecero sfilare i boia davanti alla lama della ghigliottina. Oggi, questi stessi fingono di partecipare al cordoglio. Fottitene, Gianluca, hai regalato calcio e allegria, hai saputo far godere gli inglesi, come i doriani e gli juventini, la Cremo non l’avevi mai dimenticata.
So che non avrai voglia di riposarti. Affiora la stanchezza verso un passato che non possiamo più abbracciare.