di TONY DAMASCELLI – Come la prima notte di nozze. Euforia, baci, abbracci, varie ed eventuali. A contorno parolacce per gli ospiti turchi, così per farci riconoscere in “neurovision”.
Il pezzo dei Maneskin è titolo ideale per queste ore di trionfo, siamo fuori di testa dopo aver spezzato le reni alla Turchia, fantasmi all’Olimpico, roba piccola, pure un autogol insieme con cose che noi umani non potevamo immaginare.
Totale: grandissima Italia, siamo una macchina da guerra (Caressa Fabio, Sky), repertorio da chi ha mangiato, noi, quella roba lì nel duemila e diciotto e ha una voglia matta di sedersi al tavolo non da dieci dollari, al secolo Conte Antonio, ma piatto ricco mi ci ficco.
Eccoci a raccontare i gol e il viagra di articoli che illustrano una vittoria quasi epocale.
Non è stato nulla di questo, ma come dice l’articolo quinto, ha ragione chi ha vinto. Spettacolare la cerimonia di apertura, si è temuto che i tambureggianti e la ballerina appesi ai fili di acciaio potessero crollare per colpa di un italian sniper, fuochi pirotecnici, Olimpico più bello che mai, anche se non esaurito nei posti ma esaurito già nei cori villani. E’ solo l’inizio. Si replica.