GIA’ ME L’IMMAGINO COSTANZO CHE PARLA IN CORSIVO

Aldo Manuzio era un veneziano, ma soprattutto editore e grammatico, si deve a lui l’invenzione del carattere a stampa corsivo. Manuzio fu grande amico di Erasmo da Rotterdam che, non si può escludere, scrisse l’”Elogio della follia” prevedendo che il corsivo avrebbe fatto la fine che sappiamo: oggi non è più un semplice carattere tipografico, ma è diventato una forma di linguaggio, o meglio di pronuncia, grazie alla Manuzio dei giorni nostri, Esposito Elisa, non da confondere con la protagonista del film “La forma dell’acqua”, premio Leone d’oro a Venezia e quattro Oscar a Hollywood, la donna affetta da mutismo che però dialoga con una creatura anfibia umanoide utilizzando la lingua dei segni americana. La storia è bella, dura e romantica assieme, ma non raggiunge i livelli della Esposito Elisa in natura, milanese e in procinto di aprire un centro estetico.

E’ lei la Manuzio del corsivo parlato, una litania di suoni, tra la nenia torinese e il milanese poco imbruttito, le vocali trascinate nella pronunzia e tutti a sollazzarsi credendo a una nuova koiné che ci rende tutti uguali e diversi, però eccentrici al punto che Maurizio Costanzo si è aggiunto ai manifestanti goduriosi dicendo che l’idea stuzzica la fantasia e lo stesso Draghi dovrebbe provare a pronunciare un discorso istituzionale proprio in corsivo.

Costanzo è depositario di una lingua vicina al T9 dei telefoni cellulari, spesso incomprensibile, ma con il corsivo dell’Esposito assumerebbe contorni grotteschi.

Ormai abbiamo superato il capo della grammatica italiana, tra una strambata e l’altra ormai tutto è possibile, prossimamente anche un insulto in grassetto, una bestemmia in bodoni, una preghiera in calibri.

Del resto già sono in uso altre forme grafiche, muoviamo indice e medio delle due mani per indicare le virgolette e si prevede anche il punto esclamativo e la parentesi graffa. Come suggerirebbe il Nuovo Dizionario Maurizio Costanzo, “conseagliai per glia acquistiai”.

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