GARA DI RUTTI PRESIDENZIALE

di GIORGIO GANDOLA – “Shut up, man!”. È il modo peggiore d’invitare a tacere, trasuda disprezzo, di solito lo usano i personaggi dei film di Tarantino prima di fare una strage nel saloon. “Statti zitto pirla!” è il tocco più gentile del dibattito televisivo che doveva restituire serenità all’America e avviare il Paese guida del mondo occidentale alle urne (di persona o per posta a causa del virus cinese), quello fra Donald Trump e Joe Biden. Niente di tutto questo, solo una rissa da bar. Con macerie di frasi, grovigli di pensieri e neppure un’idea per il futuro in un’inutile ora e mezza di sfida all’OK Corral. Da una parte sempre e solo America First, dall’altra sempre e solo America Global; in mezzo lo shut up che equivale a una sberla o a un pugno sul tavolo.

Ecco, noi qui vorremmo concentrarci sulla forma. Perché la forma nei paesi anglosassoni dovrebbe essere ancora sostanza e perché sui contenuti c’è poco da rosicchiare: nel dibattito di Cleveland semplicemente non esistono. E se anche ci fossero, entro sera sarebbero già sviscerati con alto magistero da frotte di colleghi che nella vita, oltre che i giornalisti, fanno gli esperti di cose americane senza azzeccarci mai. Laddove “cose”, buttato lì con lo snobismo di un taglio al ginocchio dei jeans, significa un po’ tutto: le convention democratiche, Ernest Hemingway, Balla con i lupi, il vento degli Hamptons, Bob Kennedy che parla del pil, la panchina di Forrest Gump, i farmer del Montana col fucile e le schiacciate di Le Bron James.

Si rovescia tutto nel Bimbi (anche Kevin Kostner) ed esce l’esperto di cose americane che trovate su ogni canale Tv italiano mentre pontifica. Puzza un po’ di fregatura ma funziona. È un ruolo che la professione si è data quando ha scoperto che Gianni Agnelli si annoiava, da solo, nella steakhouse di Smith&Wollensky a Manhattan. Chi riusciva a fargli compagnia mostrando di ”sapere di America” guadagnava come minimo i gradi di caporedattore.

Scusandomi per la divagazione, rientro nel bar di Cleveland. Dove Trump e Biden, come due pensionati inaciditi dalla gotta e dalle angherie delle mogli, continuano a insultarsi. “Sei un pagliaccio“, ”Tu un bugiardo matricolato”, ”Tu non paghi le tasse, vergognati“, ”Tuo figlio è un servo di Putin, traditore“. E via declamando convenevoli, dandosi sulla voce, mandando definitivamente ai matti quei romantici che ancora guardano alla bandiera a stelle e strisce pensando a Tocqueville, alle lezioni americane di Calvino ad Harvard, alle croci bianche dietro le dune di Omaha Beach. All’essenza stessa della democrazia. Memorie dal sottosuolo.

Trump riusciva a interrompere anche il moderatore che lo stava calmando; Biden aveva quell’espressione di chi ha perso gli amici e la corriera, che sul volto di un possibile presidente americano mette molta paura. Una rissa immonda, una figuraccia planetaria definita dalla stampa Usa un shitshow (inutile tradurre).

Calzante il commento dell’editorialista della Cnn: “È stato un gran casino dentro un cassonetto in fiamme, è stato come un disastro ferroviario”. Il giorno dopo i telespettatori vengono definiti delusi, indignati, affranti. Strano perché da noi questi cassonetti in fiamme del pensiero e della politica ardono ogni sera su tutti i canali.

È curioso perfino sottolineare che ”Trump e Biden non hanno lasciato capire a chi ascoltava quale sia il loro progetto di America”. In Italia accade da anni, in questo siamo più avanti degli americani. C’è pure di che esserne orgogliosi. Questa volta – invece di importare in blocco ogni sciocchezza modaiola dalla California – abbiamo esportato la nostra profondità politica e la nostra cultura televisiva fino all’Ohio. Nel cammino verso la perfezione italiana mancano due passaggi: il “mi alzo e me ne vado” (più da Biden) e le slides con i dati taroccati (più da Trump). Fanno in tempo a rimediare, di risse elettorali ce ne sono ancora due.

Un pensiero su “GARA DI RUTTI PRESIDENZIALE

  1. Fiorenzo Alessi dice:

    Egr. Dott. Giorgio GANDOLA ,
    Non sono matusalemme, ma ogni tanto mi scappa un “ TI RICORDI ? “ .
    Ecco, equivale ad un classico : andava meglio quando andava peggio.
    Comunque, giusto per restare ai due accademici di cui lei declama le incontestabili virtù, “TI RICORDI ?” di quel bel siparietto che vedeva all’opera due grandi persone come E. Campanini e Walter Chiari ?
    L’incipit ideale al pregevole dibattito dei contendenti alla guida della superpotenza a stelle e strisce :
    “ VIENI AVANTI , CRETINO ! “ .
    Credo non serva aggiungere altro.
    Cordialmente.
    Fiorenzo Alessi

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