GAME OVER PREMIER JOHNSON, TESTA SCAPIGLIATA DENTRO E FUORI

Per fortuna la regina se la passa ancora bene. Il premier un po’ meno. Anzi l’ex primo ministro BoJo si è ritirato, fine della mission impossible, sorry a Tom Cruise.

Passa alla storia come l’uomo che ha riportato l’Inghilterra sull’isola, passa alla cronaca per il politico che ha frequentato pub e mogli altrui. Soprattutto passa, secondo usi democratici di un Paese che ogni volta dimostra di essere una cosa diversa, se non opposta, al resto del continente.

Ex giornalista, licenziato dal “Times” per una citazione fasulla e inventata, intrattenitore televisivo, uomo di cultura latina-romana-imperiale, scapigliato nella postura ma anche nella filosofia di vita, spavaldo e mite, in contraddizione perenne con se stesso, un giorno annuncia la riduzione delle tasse, la mattina successiva alza le stesse, parla di regolamentazione e, a sera, deregolamenta tutto.

Non sapevi mai se fosse reduce da una notte tormentata per i pensieri dell’impegno governativo o per una sbronza clamorosa pur se clandestina. Avendo preso il posto di lady May, nota più per le scarpe leopardate che per la carriera di prima ministra (che termine choosy, avrebbe detto la Fornero), il nostro Alexander Boris de Pfeffel Johnson, nuiorchese di nascita con un carrefour famigliare francotedescoturcorussoebraico, ha tentato fino all’ultimo di restare sull’imbarcazione ormai ridotta a zattera, ma, come hanno scherzato i suoi oppositori, è stato il primo esempio in cui la nave ha abbandonato i topi a bordo.

Sapete come se la spassano gli inglesi, mica soltanto i giornalisti e il popolo, addirittura i lord che non portano riverenza se non per sua maestà Elisabetta II, il resto diventa rubbish, monnezza nel giro breve di qualche bevuta, come dimostrano le gote imporporate di illustri membri della House.

Johnson ha resistito, resistito, resistito, sicuro di poter vincere le elezioni, la sua intelligenza è stata sopraffatta da una arroganza e da un ego in contrasto con la sua cultura. Deciso nemico di Putin, alle prese con i guai della Scozia indipendentista, con l’Irlanda di Belfast inguaiata dalla Brexit, con le birichinate sue e dello staff durante il lockdown del virus, con tresche non tutte chiare, ha presunto di essere il nuovo Winston Churchill, però finendo, come qualche cialtrone lo ha deriso, con le stesse iniziali, nella stanza più piccola di qualunque dimora.

Peccato, perché nonostante qualche ramo araldico di appartenenza a Elisabetta, BJ è stato l’esatto opposto della sovrana, che mai fiata e mai ha fiatato sui mille premier che sono passati a riverirla. Un giorno, ospite di David Lettermann, mostrando il doppio passaporto angloamericano, fu capace di annunciare che avrebbe potuto aspirare alla presidenza degli Stati Uniti: si segnalarono risate varie, alcune di compassione.

Non va trascurato il fatto che abbia avuto un franco tiratore in famiglia, sua sorella Rachel da sempre si è detta contraria alla Brexit, ma Boris non ha fatto un plissè, la sua scorza è abituata a tre moglie e figli sette, figurati a una sister malmostosa.

Per saperne ancora basta leggere alcune sue opere: fra queste, “Settantadue vergini” (non pensate male, trattasi del paradiso islamico con la presenza delle suddette disposte e disponibili a soddisfare i piaceri dei beati, in tutti i sensi, dico io).

Non escluderei che mister Johnson possa riapparire a breve, in uno studio televisivo, in qualche resort frequentato da settantadue e più, ma non caste.

Una volta il nostro Boris ci prese in giro così: “Voi italiani ci darete libero accesso al mercato comune perché altrimenti perderete le vostre esportazioni di Prosecco nel nostro Paese”. Alla salute e bye bye mister Johnson.

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