Non solo capace di prevedere il futuro, ma un filantropo a tempo pieno. Nel 1975 fonda la Microsoft che conosciamo e il 13 marzo di quest’anno lascia definitivamente il cda per dedicarsi anima e corpo alla sua fondazione con la moglie Melinda, e per spingere i paperoni del mondo a donare metà della propria ricchezza personale: ad oggi già 204 sottoscrittori della sua iniziativa Giving Pledge. E’ già il più generoso in quanto a donazioni, valutate in oltre 45 miliardi di dollari. Per il Coronavirus è stato uno dei primi a versare di persona 10 milioni di dollari ma si è impegnato ad arrivare a 100 miliardi.
A parte questa montagna di soldi ben spesi, il contributo di Bill viene soprattutto dalle sue idee e dalle sue proposte, che volano sempre alto. A proposito di Coronavirus, ecco i suoi quattro punti:
1) i paesi ad alto reddito devono consegnare alle nazioni più povere sia operatori qualificati per controllare la diffusione del virus che i vaccini;
2) l’istituzione di un database internazionale attraverso cui i diversi governi nazionali possano condividere le informazioni in loro possesso sul Coronavirus;
3) lo sviluppo di un sistema in grado di controllare i medicinali già testati per essere eventualmente utilizzati in un vaccino;
4) il finanziamento da parte di governi e miliardari alle strutture mediche per poter produrre un vaccino contro il Coronavirus nel giro di poche settimane;
E’ un chiaro messaggio verso un’unità globale di stati e privati. Dovremmo davvero aprire tavoli internazionali con i migliori cervelli per costruire piattaforme mondiali, in cui far convergere il meglio dell’umanità in quanto a competenze, talenti e risorse economiche.
Invece siamo qui a guardare lo squallido e solito balletto della politica dei partiti che pensano al guadagno elettorale post Coronavirus, a un Vaticano tutto sommato troppo silenzioso, a cercare inutilmente un’Europa che gira la testa dall’altra parte, a riprendere per i capelli un’inqualificabile Bce, a sentire un’impotente Oms, la cui azione più incisiva è stata dichiarare che non è un’epidemia ma una pandemia.
Come al solito, è il Paese reale con i suoi eroi normali a reggere, ma potrebbe non bastare più.
#forzaBillnonfermarti