FIRENZE, IL GIRONE DANTESCO STA ALLO STADIO

Lo stadio di Firenze onora con il suo nome il più grande dirigente sportivo e calcistico non soltanto toscano, la cui fama fu mondiale. Sarebbe opportuno che i famigliari di Artemio Franchi chiedessero al sindaco di togliere il nome e il cognome all’impianto che ospita le partite della Fiorentina, riservandogli un sostantivo dantesco, tipo bolgia, perché renderebbe meglio l’idea e la sostanza dell’aria che tira nell’impianto di cui sopra.

Non c’è avversario che non riceva insulti e volgarità infernali, minacce ed aggressioni non soltanto verbali, ma mani in faccia e spallate e pugni e sputi. E’ il meraviglioso pubblico, è quello che ci meritiamo, ma che non si merita Firenze, altrove bellissima e affascinante, ma nel calcio sempre barbara (potrei scrivere selvaggia, ma evito di essere attaccato dalla brillante opinionista).

Le ultime scene, accadute nella partita contro l’Inter, sono repliche di altri sguaiati episodi avvenuti con il Napoli (Spalletti), la Juventus (Allegri e tutti i gobbi assieme), in breve lasciate ogni speranza ma non per il risultato della partita.

L’accoglienza è miserabile, gli strilli e gli striscioni sono orribili, riguardano morti, defunti, ammalati, l’Arno non ha risciacquato i panni del popolo tifoso, questo bercia, vomita, assale e, attenti, è tutta ciurma che abita le tribune centrali e sta dalle parti dei cosiddetti dirigenti, che non si dissociano mai davvero e spesso si affiancano, nel linguaggio provocatorio e triviale, salvo poi pretendere pure le scuse, vedi il formidabile Commisso con l’Inter.

In altre nazioni, l’episodio di Firenze contro il tifoso interista, pestato senza tanti riguardi al dolce stil novo, porterebbe all’arresto sul posto o nel giro breve di qualche ora, e quindi alla condanna al gabbio. Dalle nostre parti il suddetto assalitore diventa eroe della contrada. Si preannunciano repliche in ogni stadio d’Italia, è sempre il nostro meraviglioso pubblico.

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