FERRERO, L’AZIENDA PIU’ DOLCE E PIU’ UMANA

Stavolta parliamo proprio di un’Azienda Umana, almeno per come la intendiamo noi. Cioè di un’organizzazione che tiene conto non solo dei risultati economici, punto e basta, ma che si dà da fare per far star bene anche altri attori protagonisti, al di là di proprietari o azionisti: prima di tutto i propri dipendenti.

Parliamo di un’eccellenza tutta italiana – la Ferrero -, la multinazionale della Nutella da 12.7 miliardi di fatturato, uno dei fiori all’occhiello della nostra realtà industriale, nonché dispensatrice di endorfine celestiali al solo contatto col cucchiaio pieno di quella crema di gianduia, unica al mondo e copiatissima. La notizia in questione è quella che abbiamo letto nei giorni scorsi: muore di cancro allo stomaco un dipendente e la società applica senza rumore una clausola già prevista da tempo nel contratto: vengono garantiti tre anni di stipendio alla famiglia del lavoratore stesso e ai due figli di 17 e 19 anni vengono anche assicurati gli studi fino al compimento dei 26 anni. Da quanto si sa, sembra un caso unico nel mondo del lavoro.

Inchiniamoci al magnifico gesto degli albesi. Significa che qualcuno non solo ha pensato a queste eventualità, ma si è spinto a mettere nero su bianco un accordo solido di welfare, concordato con i sindacati. Quando si parla di giustizia sociale, di condizioni di lavoro etiche, di equilibrio nei rapporti tra le controparti aziendali, s’intende un esempio del genere. La Ferrero non è nuova a questo tipo di iniziative, leggiamo spesso che quando le cose vanno bene vengono distribuite una tantum importanti a tutti i dipendenti, sappiamo che ha vinto in passato riconoscimenti come ”azienda ideale in cui lavorare”. I comportamenti virtuosi vengono sempre da lontano, c’è dietro una precisa volontà, altrimenti si chiamano eccezioni.

E vogliamo parlare di come si è diffusa la notizia? Non certo con un comunicato tronfio dell’azienda o con un’intervista sotto i riflettori. Tutt’altro. E’ trapelata via Facebook da un amico della madre del povero dipendente deceduto. Riportiamo la parte finale del messaggio: “… Michele Ferrero è stato a lungo l’italiano più ricco d’Italia. Ricco fuori e ricco soprattutto dentro. Chapeau!”

Sottoscriviamo al cento per cento queste parole, anche perché siamo convinti che la generosità e la solidarietà amino il silenzio e l’anonimato, per quanto possibile. A cominciare dal fondatore Pietro, fino all’attuale Giovanni, la riservatezza è stata l’ordine di scuderia della famiglia dolciaria. Non concedono interviste, non appaiono, non vanno nei salotti, non vogliono riconoscimenti, a loro piace concentrarsi su cosa sanno fare meglio: lavorare. Nell’adempiere il loro dovere, si comportano da Azienda Umana e riescono a dare lezioni a tanti senza nemmeno dire una parola. Per me è questo lo chapeau più importante.

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