FASE 2, QUANTA TRISTEZZA

di LUCA SERAFINI – Ho detto sì. A un caffè. Sono andato in piazza Piemonte, dove ci siamo dati appuntamento con la mia amica Roberta, prima uscita ufficiale della nostra Fase 2. Ci conosciamo da 35 anni. Ci mancava, il caffè al bar… Il rito e il sapore.
Siamo rimasti lì, distanti, a guardarci con gli occhi che si cercavano e le bocche coperte. Senza abbraccio e senza bacio. I bicchierini di carta e il cucchiaino di plastica, presi con i guanti e portati fuori, sul tavolino di ferro sporco di cenere.

Lei quasi gridava nel raccontarmi la sua complicata, solitaria prigionia. Io ascoltavo mentre mi sudavano le labbra e le mani, buttando lì frasi di circostanza senza sapere esattamente cosa dire. Dopo 35 anni di legame. Sapevo perfettamente cosa dire, ma non mi uscivano le parole. Mentre la ascoltavo, non vedevo l’ora di rivederla fra due mesi. Rivederle il volto e toccarle la mano.

Poi ha chiamato Ugo Conti, l’attore. Sono il padrino di una delle sue gemelle, “vieni qui a mangiare un piatto di pasta”. Le bambine con la mascherina, appoggiate alla ringhiera del soppalco, mi hanno salutato da lassù. Ciao zio Luca. Di loro non ho visto nemmeno gli occhi.

Ci siamo seduti uno a un lato, uno capotavola, sua moglie Arianna dall’altro lato. Piatti, bicchieri, posate di carta. Soldi, lavoro, pipistrelli, laboratori, tamponi e due parole sul Milan, poi grazie, scusate, devo andare. Ho da fare. È vero, ho da fare, ma avrei potuto restare.

È che mi ha preso male, ‘sta Fase 2: se è così, fa schifo. Resto a casa da solo, allo specchio posso vedermi in viso. Ascoltarmi. E parlare.

Un pensiero su “FASE 2, QUANTA TRISTEZZA

  1. Lino dice:

    ..certo che la tua figlioccia Giorgia ha precorso i tempi quando l’anno scorso alla fine dei tuoi discorsi e saluti ti diceva :”..si ma non mi sputare “..

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