FACCIO OUTING: PER SALVARE UN UOMO UCCIDEREI MILLE ORSI

Si avverte un fragore e un infuriare di guerra santa sull’orso assassino. Ci siamo liberati in fretta dell’idea atroce che un uomo, un giovane uomo nel pieno degli anni, abbia finito la sua corsa – nel bosco e nella vita – perchè sbranato dal simpatico Yoghi trentino. Si è passati subito al gradino successivo, l’avevano tutti sulla punta della lingua, non vedevano l’ora di buttarsi nella discussione – nella guerra – più gettonata: abbattere l’orso, questo pericolo pubblico che non fa più uscire di casa tranquilli in un intero comprensorio, no, salvare l’orso, povera gioia, che c’entra lui, siamo noi che andiamo a seccarlo senza tenere conto dei suoi gusti, delle sue aspettative, delle sue abitudini. Siamo molto umani, con l’orso.

Gli animalisti radicali e radical-chic hanno già pronto il pacco dei ricorsi al Tar e a chissà chi, assistiti dai loro avvocati d’alto bordo che non ne lasciano cadere una, in tema di diritti. Dall’altra parte, i carabinieri forestali, gli amministratori locali, i contadini e gli allevatori non vedono l’ora di eliminare il terrore della valle, anche se lo fanno e lo dicono con molto pudore, con tutte le attenzioni, chiedendo scusa, sapendo bene di non essere politicamente corretti e non è mai bello finire additati come rozzi e insensibili.

In mezzo a questo nuovo fracasso italiano, non riesco più a tacere. Nel mio piccolo, sento il dovere di fare outing, in pubblico, succeda quel che succeda: lo dico apertamente, senza giri di parole e senza eufemismi, io per salvare una vita umana sarei pronto ad ammazzarne mille di orsi, se ne fossi capace. Anche duemila, senza tanti rimorsi.

Cari animalisti, proprio così: continuo a credere la vita umana superiore a quella degli animali, e se questi animali diventano letali, non ho dubbi sulla scelta. Ucciderei all’istante il coccodrillo che nel dicembre scorso, in Costa Rica, s’è ingoiato un bambino di 8 anni mentre giocava sulla riva del fiume, ucciderei il rottweiler che la settimana scorsa ha sbranato la sorella del padrone (i carabinieri, invece, hanno dovuto precisare di aver atteso due ore prima di sparare, però mirando bene alla zampa, per ferirlo, capitasse mai di sbagliare e abbattere la povera creatura).

Sono fermo all’armonia della creazione, che ha stabilito il primato dell’essere umano, forte della sua coscienza. Sono fermo al Talmud, che non è un libro sacro dei miei, ma che condivido in pieno dove dice “chi salva una vita umana salva il mondo intero”.

E sia ben chiaro, cari animalisti di ultima generazione, cara sciura Brambilla Michela Vittoria che ha venduto pesce per tutta la vita e da qualche anno fa la maestrina sulla dignità degli animali (cos’è, il pesce sarebbe un povero cretino che non merita rispetto?): sia ben chiaro, non ho la minima intenzione di farmi insegnare da voi l’amore per gli animali. Nè tanto meno ho intenzione di mettere il solito paracadute dei benpensanti farisei, “io amo gli animali, però…”: ecco, non ho nessuna premessa da fare per giustificarmi, amo gli animali da sempre (il preferito: l’asino) eppure non mi sento in dovere di dirvelo per ottenere la vostra indulgenza o un vostro lasciapassare. Qui non c’entra nulla l’amore per gli animali, di cui comunque non siete i sacerdoti e le vestali: qui si tratta di ristabilire semplicemente un minimo di gerarchia, di ricomporre il quadro, con gli uomini che sono uomini e gli animali che sono animali, senza inversioni equivoche e deliranti, vedi ad esempio come ormai trattiamo i cani con i cappottini di cachemire e le pasticcerie riservate e come trattiamo i barboni per strada, i vecchi soli, i disabili.

Lo so, ce lo state dicendo fino alla noia: abbattere un animale dopo che ha ammazzato un essere umano non ha senso. Certo, non è una condanna alla pena di morte. Tra uomini di buon senso, si chiama solo ragionevole prevenzione, ipotizzando l’idea che un orso, un coccodrillo, un canarino killer possa ripetersi, per ragioni sue, magari anche solo perchè è fuori di testa, come succede a tanti di noi.

Fine dell’outing. Non ho altro d’aggiungere. Anzi, una cosa sì: chiedo scusa se non riesco ad essere così partecipe nel nuovo referendum nazionale, abbattere sì abbattere no. E’ un limite mio: appena ci penso, torna a ossessionarmi in modo insopportabile la fine di quel povero ragazzo, che non andava a duecento in macchina dopo una serata di alcol e droghe, ma correva tranquillo nei suoi boschi, tra i suoi pascoli. Lo so, per qualcuno disturbava l’orso, in fondo se l’è cercata: è proprio questa l’idea di animalismo e di animalista che mi mette paura. Più paura dell’orso.

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