EVITARE DANTE AI RAGAZZI MUSULMANI: SA MOLTO DI PAESE AL CAPOLINEA

Credo che, a quei pochi che hanno lo stomaco di leggersi le mie geremiadi, risulti evidente quanto il mio carattere sia polemico e fumantino. E quanto, del pari, io apparentemente goda delle altrui stupidaggini, per poterlo alimentare di continuo combustibile.

Ebbene, stavolta vi confesso che mi dichiaro battuto: la stupidaggine di cui si tratta travalica ogni mia capacità critica: è talmente stupida da, per così dire, commentarsi da sola. Tuttavia, poiché scrivere dobbiamo, cercheremo di dirne il più sobriamente possibile, benchè, dentro di noi, ribolla il magma di un vulcano.

La notizia è questa: qualche giorno fa, un professore di una scuola media trevigiana ha deciso di esonerare due suoi alunni, musulmani, dallo studio della Divina Commedia. Lo zelantissimo insegnante, evidentemente più corretto della più corretta correttezza politica, che sta trasformando la scuola in una discarica culturale, ha scritto ai genitori dei propri studenti, esonerati dall’ora di religione, per chiedere loro se volessero venire esentati anche dallo studio del capolavoro dantesco, stante l’evidente taglio cristiano dell’opera. E due di costoro hanno detto sì.

Certo, a questo punto sarebbe gioco facile ricordare al professore, evidentemente un pelo distratto, che tutto lo scibile occidentale, perlomeno fino alla modernità, trasuda cristianesimo da ogni poro e che, pertanto, i suoi studenti andrebbero esonerati dallo studio della letteratura italiana, tout court. Se pensiamo, poi, che il nostro docente ha proposto, invece della Divina Commedia, il Decameron, come testo laico di riferimento per gli esonerati, ci viene il sospetto che, forse forse, più che il coraggio gli faccia difetto, come dire, la padronanza della materia, visto e considerato che Boccaccio di religione (anzi di religioni: pensate ad Abraam o a Melchisedech) ne parla a iosa.

Ma, forse, da raffinato esteta della didattica, il professore desiderava coniugare lo studio della letteratura all’educazione sessuale e far comprendere ai teneri virgulti come si faccia a collocare il “diavolo nel ninferno”, come la novella di Alibech ben spiega al profano. Sì, sarebbe gioco facile. E altri, meglio di me, lo hanno già scritto.

Io, invece, vorrei soffermarmi su quel gesto, così drammaticamente significativo, del domandare ai genitori se lo studio di Dante possa considerarsi improvvido indottrinamento oppure no. E questo lo chiedi ai genitori? Quello che rappresenta la linea didattica lo vai a domandare a padri e madri dei tuoi studenti, che, magari, di mestiere fanno, chessò, il dentista o il manovale? Perché un conto è essere esonerati dall’ora di religione: scelta che compete alla coscienza dei singoli. Altro è selezionare, all’interno di una disciplina, gli argomenti lesivi o meno della sensibilità individuale: ad esempio, se io fossi un nazista, potrebbe infastidirmi la lettura di “Se questo è un uomo”, mentre, se fossi comunista, “Una giornata di Ivan Denisovic” mi darebbe l’orticaria.

Capite bene che, un conto è il relativismo, sia pure esasperato, altro è questa impostazione demenziale dell’episteme. Il difetto atavico di certo progressismo becero, figlio della vecchia dottrina dei principi illuminati: tutto per il popolo e niente con il popolo. Siccome non puoi reggere la verità, ti racconterò solo balle o mezze verità. Così, aggiustiamo la storia, la filosofia e perfino la programmazione di una scuola media.

Capite che l’idea stessa è pura aberrazione? Dante, che era uno che non aveva peli sulla lingua, considerava Maometto una jattura, ma ne aveva un pochino per tutti. Dunque, a rigor di logica (o, se preferite, di psicopatologia), dallo studio della Divina Commedia dovrebbero essere esonerati, previo democratico referendum, Ebrei e Provenzali, Pisani e Genovesi, Aretini e Fiorentini. E meno male che ancora non esisteva il football, altrimenti chissà che insulti per juventini o milanisti!

Santa pace, che scemenze: esoneriamo gli studenti eterosessuali dalla lettura di Verlaine e Rimbaud, quelli astemi dallo studio di Archiloco, quelli caucasici dal consultare Joseph Conrad e via discorrendo. Alla fine, rimarrebbe da studiare soltanto quella miserrima letteratura politicamente corretta, estrusa da qualche scrittore contemporaneo, che stia più attento a non offendere nessuno che alla punteggiatura. Una letteratura che espunga Petrarca e Tasso, a favore della Murgia e di Saviano, con cui, almeno da questo punto di vista, si andrebbe sul sicuro.

No, amici miei, credetemi: questa notiziola da due righe in cronaca, sul professore che elimina Dante dal curriculum degli studenti islamici, in realtà, è un atto di guerra. In primo luogo, di guerra al buonsenso, in secondo luogo alla civiltà e, infine, al senso stesso della scuola. Un piccolo passo per un uomo, ma un grande passo per l’umanità. All’indietro.Pubblicità

Un pensiero su “EVITARE DANTE AI RAGAZZI MUSULMANI: SA MOLTO DI PAESE AL CAPOLINEA

  1. Renato Rigato dice:

    condivido pienamente e ritento l’insegnante un perfetto idiota ed una persona senza crattere perchè se io fossi un insegnante direi questo si studia e se non ti va bene libero di tornare a casa tua

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