EUROVISION CONFORMISMO CONTEST

Eppure questa mega-pompatissima edizione del Sanremo Europeo resterà nella storia. A qualcosa servirà davvero, nel tempo. Soprattutto servirà ai giovani, primi fruitori del prodotto in Eurovisione. Al di là delle canzoni e dei costumi (questi serviranno più che altro al Carnevale di Viareggio, sempre alla ricerca di nuove ispirazioni), resterà scolpito come il più grandioso festival del conformismo.

Cos’altro è, questo trionfo dei poverini ucraini, se non la massima rappresentazione contemporanea di questa antichissima e insanabile inclinazione umana. Tutti i giorni, in tutti gli ambienti, abbiamo dimostrazioni e prove di conformismo. Abbiamo il politicamente corretto, abbiamo il buonismo, abbiamo il cerchiobottismo, sostanzialmente tutte declinazioni della stessa matrice, il più sofisticato conformismo. Che poi, dovendolo spiegare a un bambino, si riassume in pochissime parole: uscirne sempre bene non tanto scegliendo la cosa giusta, ma quella che conviene, quella che piace a tutti, quella che non turba nessuno, quella che fa sentire migliori con poca spesa.

Per cui: in epoca di guerra, con questa porcheria di Putin che invade l’Ucraina, seminando morte e sofferenza, quale occasione più succulenta di far vincere il massimo festival canoro proprio al gruppo ucraino? La musica, il testo, il talento: non contano niente, non adesso, non qui. A Torino bisogna solo fare un bel figurone, proprio come quelli che hanno tolto dagli scaffali il moretto perchè è razzista e come quelli che non dicono racchia perchè è sessista. E allora sotto con tanto impegno ideale, con estremo rigore geopolitico, vinca l’Ucraina e vediamo se qualcuno ha qualcosa da ridire.

E pazienza se il capolavoro del verdetto peloso si registra proprio sul palco dove hanno fatto a gara di sedicente trasgressione, con il baraccone allucinato della rottura tanto al chilo, con gli effetti speciali fuori norma e fuori di testa. Tanta baraonda pagliaccia per uscirne alla fine col verdetto più banale e conformista. Diciamo pure borghesuccia. Mai vista una cosa così triste.

Spiace per i ragazzi ucraini. Spiace per l’Ucraina e per il suo sanguinoso calvario. Il pat-pat umanitario che arriva da Torino è prima di tutto umiliante per loro. Quanto a noi, nessuna sorpresa e zero stupore: il verdetto era annunciato in partenza, e i bravi conformisti mai e poi mai si sarebbero sognati di sconvolgere le comode certezze. Il vero choc sarebbe un voto sereno e meditato sulla prova degli ucraini. Ma chiederlo ai conformisti è davvero eccessivo. E’ una crudeltà umana. Vanno capiti, non ce la fanno.

Resta almeno il grande messaggio universale per i nostri ragazzi: un conto è fare la cosa giusta, magari un pelo scomoda e rognosa, un altro è mettersi al riparo dietro al comodo e conveniente conformismo. L’importante, nella vita, è scegliere. Per chi è ancora in tempo.

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